domenica 7 maggio 2017

Capitolo 19: 13 reasons why

C'è chi legge il libro prima di vedere il film e chi fa esattamente l'opposto. Io, leggendo 13, di Jay Asher, ho deciso di fare le due cose contemporaneamente, guardando la serie in tempo reale. Credevo fosse necessaria un'esperienza immersiva in questa storia che è tragica già dalla copertina del libro: 2 occhi gonfi di pianto, col trucco slavato, e uno sguardo rabbioso su una pelle livida e bianchissima.
Così mi sono fatta sommergere da questa massa scura che è 13. 13 ragioni per cui Hannah Baker si è suicidata, ingerendo delle pasticche, a soli 17 anni. 13 ragioni che inchiodano tutti, compreso il lettore, nella duplice posizione di vittima e carnefice. 13 ragioni che Hannah ha inciso su delle vecchie audiocassette indirizzate ai suoi 13 protagonisti, che sono destinati ad ascoltarle, se non vogliono vedere i loro segreti diffusi da un anonimo possessore delle copie di quella confessione. Noi ascolteremo i nastri insieme a Clay, un timido compagno di scuola di Hannah. Clay è la seconda voce narrante, il punto di vista esterno alla vicenda, che completa, con la sua prospettiva, il quadro di una realtà altrimenti irrimediabilmente parziale, perché intriso ed accecato dal dolore di Hannah. Contemporaneamente Clay è anche il portavoce onesto del pensiero del lettore: attraverso le sue riflessioni prenderanno corpo sulla pagina le nostre opinioni più oscure ed irrivelabili, l'incomprensibilità iniziale e la graduale acquisizione di consapevolezza, fino al muto dolore dato dalla profonda comprensione della verità. L'intera vicenda si svilupperà nell'arco di una infernale notte di vagabondaggio e dolore, in cui tutte le carte saranno messe sul tavolo, nude, esposte al giudizio di tutti, lo stesso giudizio che ha condotto Hannah alla sua fine. 13 è un libro attuale ed estremamente drammatico, che sfrutta un linguaggio ed una grafica adolescenziale e con un taglio emotivo travolgente, volto a coinvolgere moltissimo il lettore, ponendolo nella duplice posizione di vittima, immedesimandosi in Hannah, e di carnefice, attraverso le azioni dei personaggi che popolano le cassette. Il romanzo affronta temi densi e scottanti, come il suicidio, il bullismo e la complicità delle masse in questi due fenomeni. Innanzi tutto, 13 parla di suicidio: attraverso le parole di Hannah, attraverseremo la strada dolorosa che l'ha spinta verso questa scelta definitiva, la vedremo perdere la speranza, la fiducia nel prossimo, e sostituirle con un senso di prevedibilità e delusione che l'avvolgerà come una coperta di lana grezza, che irriterà la sua pelle fino a renderle insopportabile la vita. Alla fine di questo percorso, assisteremo impotenti al duplice suicidio di Hannah: un suicidio dello spirito, prima, a cui seguirà quello del corpo. Ci verranno però spiegate anche le motivazioni di questo gesto. Spiegazioni che spesso saranno difficili da capire, anche quando si troveranno sotto al naso. Verrà da chiedersi: "Tutto qui"? Ma non è tutto qui, quando si ha 17 anni e la sensazione di non avere il controllo sulla propria vita, come dice Hannah, e di non avere nessuno che aiuti a raccogliere i pezzi. Hannah sembra essere stata uccisa tanto dalle parole quanto dai silenzi, dalla solitudine in cui tutti l'hanno relegata, dall'essere totalmente ignorata, dall'invisibilità. Dalla sensazione che a nessuno importi di lei, anche di fronte alle richieste di aiuto, anche di fronte alla possibilità della sua morte. A nessuno sembra importare della sua vita. E se non importa a nessuno, che senso ha che importi a lei? Questo introduce il secondo tema del romanzo, legato a doppio filo al primo: il bullismo.
Un bullismo molto diverso da quello che siamo abituati a vedere nei lungometraggi e nei documentari, un bullismo più femminile, che si fonda su parole su cui collassa un'intera esistenza, che schiaccia in una definizione immutabile. Quello che subisce Hannah è un duplice bullismo: quello delle dicerie sul suo conto, mai smentite da nessuno, che la marchiano a fuoco con una lettera scarlatta di cui non si libererà mai e che allontaneranno tutti, lasciandola sola con se stessa o circondata da chi, invece, da quella reputazione è attratto, e quello del silenzio, dell'emarginazione e dell'isolamento a cui tutti la sottopongono, più o meno volontariamente, per paura di essere contagiati a propria volta, per adesione al gruppo, perché si crede acriticamente alla diceria o per egocentrismo e che coinvolge tutti quanti, lettore compreso, rendendoci carnefici inconsapevoli. Questo tipo di bullismo, che fa dell'omertà il suo tratto distintivo, è ciò che rende complici, concause della scelta definitiva e di cui nessuno è esente, neanche coloro che su quelle cassette non ci sono. Un bullismo che non è dettato dalla cattiveria, ma dall'insicurezza, dalla superficialità, dal mettere se stessi prima degli altri. Il silenzio omertoso ha ucciso Hannah tanto quanto i pettegolezzi e le pastiglie. Se si fosse insistito un po', se si fosse scelto di faticare, di andare oltre alle apparenze e alle barriere, qualcosa sarebbe cambiato. E' l'effetto farfalla, il grande messaggio di fondo del romanzo. Come un battito d'ali in un angolo del mondo può produrre un uragano dall'altro lato del pianeta, così ogni gesto ha delle conseguenze, in positivo o in negativo. Una lista può uccidere così come un bigliettino di complimenti può salvare la vita. Il libro ci insegna che tutti abbiamo un effetto sul mondo. Il punto è: che tipo di effetti vogliamo produrre? Perché non possiamo esimerci, non è un'attività facoltativa. Sia che decidiamo di agire o di non fare nulla, causeremo una conseguenza. Sugli altri. Come quello che è accaduto ad Hannah Baker. Quindi agiamo ed agiamo con coscienza. In conclusione, 13 è un romanzo crudo, fortemente emotivo, fisicamente doloroso, che non si sottrae mai, che tratta tutto a cuore aperto. E' un libro che scarnifica e che costringe a guardare in faccia il dolore che potremmo aver causato e le sue conseguenze, in un'atmosfera di irrimediabilità che dà claustrofobia. Perché nel momento in cui leggiamo la prima riga del romanzo, è già troppo tardi. E questo "troppo tardi" stritola il cuore fino a soffocare e ci spinge ad una speranza disperata, quasi biologica, la speranza che Hannah, alla fine, ce l'abbia fatta. Che qualcuno l'abbia salvata. Che abbia visto che intorno a sé c'erano anche delle mani tese, anche se riteneva fosse troppo tardi. Allo stesso tempo però, credo che 13 non sia un libro totalmente privo di speranza perché, restituendoci la responsabilità, ci rende anche il potere di agire, di usare l'effetto farfalla in modo consapevole, di scegliere con cura le nostre azioni, di tendere una mano per fare la differenza. 13 è un libro che demolisce pezzo a pezzo le nostre difese protettive, portandoci al cuore. Alla verità di poter cambiare il mondo con un battito di ali.

Duille

"Ma è proprio questo il nocciolo della questione. Non si può mai sapere con certezza che tipo d'impatto ognuno di noi può avere sugli altri. Spesso, non ce ne rendiamo nemmeno conto. Eppure, questo impatto esiste eccome." (p. 130)


4 commenti:

  1. Ciao! Sei riuscita a spiegare benissimo le motivazioni per cui questo romanzo ti ha convinta, anche se come ben sai a me non è piaciuto. Concorso con te sul cosiddetto "effetto farfalla", anche piccoli gesti possono provocare una valanga e questo è uno dei pochi aspetti che ho apprezzato del romanzo, cioè far capire (soprattutto agli adolescenti) che le azioni che compiamo quotidianamente, dalle più piccole alle più grandi, hanno delle conseguenze, quindi creare questo senso di responsabilizzazione che, soprattutto nei giovani appunto, è fondamentale.
    Quello che secondo me manca in questo romanzo è un approfondimento psicologico dei personaggi,in particolare di Hannah. Trattando un tema delicato e controverso come il suicidio, secondo me è fondamentale creare una vera e propria dimensione psicologica del personaggio. Per questo io non sono riuscita a entrare in contatto con Hannah e di conseguenza tutto mi è apparso un po' superficiale e a tratti, giuro, mi sono proprio innervosita per i suoi comportamenti e i suoi pensieri. Invece la serie tv di Netflix mi ha catturato di più e l'ho trovata strutturata meglio, sono state cambiate diverse cose rispetto al libro che ho apprezzato molto.
    Ok, a quanto pare nemmeno io ho il dono della sintesi :D

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    1. Ciao Viola, grazie per essere passata! Mi piace il fatto che abbiamo opinioni diverse su questo libro, perché ampli parecchio i punti di vista da considerare. Concordo con te sulla questione del poco approfondimento del personaggio di Hannah, ma credo che alla fine sia comunque molto efficace. Ci permette di immedesimarci in un'adolescente fragile e ambivalente e ha permesso di capire un po' meglio il suicidio non motivato da gravi traumi. La serie Netflix è piaciuta anche a me, si vede che è ben pensata e anche i cambiamenti fatti sono stati ben studiati. Un bacione, da una chiacchierona ad un'altra chiacchierona (quando si parla di libri, come si fa ad essere sintetici? ;) )

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  2. Ciao! Intanto complimenti per la recensione perché è molto bella!
    A me il libro non è piaciuto granché perché l'ho trovato troppo superficiale. Peccato, poteva essere davvero un bel libro. D'altronde l'idea di base era ottima. Tutto sommato però l'ho trovato gradevole (per quanto lo possa essere un libro che affronti questi temi).

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    1. Ciao Giusy, sono felice che tu sia passata a lasciare un tuo commento su questo libro. In effetti l'idea di base è davvero interessante, ma penso che il taglio adolescenziale possa diventare un problema per noi "adulti". Siamo abituati ad andare molto a fondo nelle questioni, ad eviscerarle, mentre gli adolescenti sono più istintivi, più emotivi. E questo libro sfrutta a piene mani questi non detti. Io ho dovuto faticare un po' per connettermi emotivamente, ho dovuto ripescare la me 17enne. Naturalmente, poi l'ho rimessa subito nel cassetto. Quanto ero emotiva!!! ;) Un bacione fanciulla! ^_^

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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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