domenica 1 dicembre 2019

Capitolo 29: City

Ho sempre pensato che Baricco non si leggesse ma si esperisse. Lo si respira con gli occhi, lo si lascia entrare come quell'aria carica di promesse nelle prime giornate di aprile. Baricco, insomma, è un'esperienza, anche se non delle più facili. E questo per almeno due motivi: primo, è un autore sperimentale, che gioca con tutto, dalla trama alla sintassi, fino alla punteggiatura. Tanto è vellutato il suo modo di scrivere, tanto è spezzata la geometria della trama. 
Baricco ha uno stile di scrittura rarefatto, da stratosfera, con poco ossigeno ma molto denso. Richiede concentrazione, disponibilità e fiducia perché funzioni. Secondo, racconta delle verità, che a volte sono delicate carezze su una guancia, ma a volte sono mani che aprono le ferite e scavano nel corpo fino a trovare il proiettile che ci vive dentro, incandescente come la prima volta che fu sparato dalla canna della pistola. Di nuovo, dovremo fidarci perché tutto funzioni, e abbassare i ponti levatoi che ci proteggono dai nostri angoli bui. City, come tutti i libri di Baricco, non fa eccezione, e ci propone un'esperienza che parla soprattutto di noi, prima ancora che dei sui protagonisti, che sono i veicoli di una riflessione sull'esistenza che supera i confini delle pagine, e che assumerà significati diversi a seconda degli occhi che vi si poseranno. Shatzy e Gould, i due protagonisti del romanzo, sono anime affini nella loro unicità: Shatzy è una ragazza che fa qualsiasi lavoro e che vive la vita come se fosse una nuvola di panna, sfiorando appena le cose reali e addensandosi in alto, nei suoi sogni e nelle riflessioni sulla vita. Desidera solo una cosa: scrivere il più bel western del mondo, su cui lavora da tutta la vita, mettendo un mattoncino dopo l'altro, e registrando tutto su una cassetta. Gould, invece, è un ragazzino prodigio di 11 anni che capisce tutto di fisica quantistica ma molto poco degli altri esseri umani e che guarda da lontano, come un ornitologo. E' uno spettatore della vita, che si rifugia nei suoi amici immaginari e in una storia, per lo più sviluppata durante le permanenze in bagno, che vedono protagonista un boxeur dalle grandi aspirazioni. Shatzy e Gould non trovano un posto che li calzi bene, sono sempre un po' scomodi nelle convenzioni sociali e trovano l'uno nell'altro quel mistero così familiare che li circonda entrambi. Ma in fondo, come dicevo, Shatzy e Gould sono soprattutto un veicolo, uno sguardo con una storia attorno. 
Infatti ogni capitolo si potrebbe quasi leggere come qualcosa di slegato da tutto il resto, una specie di panoramica sulla realtà di cui i due protagonisti sono solo il punto di messa a fuoco. Perché il vero racconto sta nella verità che il lettore percepisce e su cui costruisce la sua personale storia. In questo modo, diventa a sua volta un protagonista del romanzo, così come lo sono Shatzy e Gould, con le sue unicità, la sua irriducibilità ad ogni incasellamento, le sue fantasie e le sue fragilità. City è un intrico di strade che si muovono, è una storia polmonare, che si espande e si contrae di pagina in pagina. I respiri a volte rallentano, durante le notti silenziose, in cui briciole di rumori, lasciati indietro durante il giorno, si rimettono in pari con il giorno. Altre volte, improvvisamente, si accelera, nel fantasticare, nell'emozionarsi mentre si vive nei guantoni di un altro. Ci sono momenti in cui si corre così tanto da perdere il fiato, e anche la punteggiatura rimane indietro, non c'è tempo da perdere, il pensiero è troppo impetuoso, è come un'onda che si infrange sulla pagina, sommergendo il lettore in uno stato di apnea decisamente familiare. City ci chiede quindi di buttarci in questo mare di respiri, di seguire le onde, come una foglia rimasta a galleggiare sul pelo dell'acqua. E' anche una storia di strade: strade che si incrociano per diventare una sola, anche se solo per un po', strade che invece si muovono parallele, con solo un filo del telefono a collegarle. Strade che sono state programmate prima di noi, ma che non sono state scelte e che forse, in realtà, non sono neanche adatte a noi, strade che invece non sono mai state pensate o costruite e che riempiono di domande e strade che non sono strade, ma crocicchi che collegano strade, ma che non portano in nessun posto. City quindi è una storia fatta di strade, vie, sterrati e sentieri, che seguiremo in base all'ispirazione e che, alla fine, se saremo pronti a calpestarle, ci porteranno da qualche parte, dentro di noi. 

Duille 


"[…] magari siamo un crocicchio […], sono gli altri le strade, io sono una piazza, non porto in nessun posto, io sono un posto" (p.186). 



Here I am!

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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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