lunedì 9 ottobre 2017

La torta che dimostrò (inutilmente) l'esitenza della gravità

Arriva un momento, nella vita, in cui vieni messo alla prova. Un momento in cui ti si chiede di dimostrare le tue abilità, di imbracciare la spada e combattere in nome della gloria, dell'onore e dell'autoaffermazione. Per me, quel giorno è sempre quello del compleanno di mia madre e la sfida, il mio torneo Tenkaichi, è la preparazione della torta.
Mi preparo tutto l'anno per questo avvenimento importantissimo, mi esercito, mi addestro come un pasticcere di Bake off nelle mani di Gordon Ramsey nelle notti di luna piena, provo costantemente ricette nuove, attingendo al catalogo della sensei Giallo Zafferano, mi documento come il Diderot di Sepulveda, sono persino iscritta al canale Youtube di Rosanna Pansino che, per chi non la conoscesse, fa torte da urlo (in senso buono). Provo ricette di difficoltà crescente, a Natale metto addirittura alla prova la mia resistenza cucinando contemporaneamente due o tre torte e sfornando eserciti di omini biscottini. Negli anni ho imparato a padroneggiare molti degli strumenti più letali: sono abile nell'impugnare la frusta a  mano, sono cintura marrone di cucchiaio di legno, maneggio con disinvoltura le fruste elettriche e ho stipulato un trattato di non belligeranza con il mio forno sgangherato. Tutto per offrire, in occasione del compleanno della mia madre preferita, la torta perfetta, il dolce dei dolci, la Miss Italia dei gateau zuccherini. Quest'anno, reduce da un periodo di torte fortunate e di svariati fallimenti molto frustranti ma estremamente educativi, ho deciso di essere saputa abbastanza da poter fare il salto di qualità e alzare di una tacca l'asticella della difficoltà, creando il mio ideale di torta bella: una morbida, spugnosa torta a due piani decrescenti, farcita di voluttuosa crema pasticcera e spumosa crema diplomatica. Il tutto ricoperto da una cascata di candida, immacolata ghiaccia reale e decorata con perfetti fiocchi di meringa a forma di cupoletta, leggeri come nuvole primaverili. Tutto rigorosamente home made. Le premesse erano promettenti e i pronostici in mio favore: sapevo fare la torta, padroneggiavo l'arte della mescolanza della crema pasticcera (movimenti morbidi ma costanti) ed ero abbastanza pratica nell'alchimia della diplomatica come solo un allievo di Piton poteva essere.  L'unica novità per me era la preparazione delle meringhe e della ghiaccia reale, ma partivo fiduciosa dopo l'insperato successo ottenuto con le meringhe, che non erano assolutamente uscite a cupoletta come prevedevano i miei piani, ma non si erano nemmeno espanse sulla leccarda come le mie cosce quando, in estate, mi siedo su una superficie dura. Insomma, partivo da un discreto successo ed ero pronta a fare la doppietta e regalare alla mia genitrice una torta con i controfiocchi. In fondo, si trattava di assemblare insieme singole cose che sapevo già fare, cosa poteva andare storto? 4 ore dopo, ho capito che, quando si tratta di cucina, entrano in gioco forze di cui sono evidentemente all'oscuro, perché, a quanto pare, due più due non fa quattro e la somma delle parti non fa una torta, ma un terribile mostro di Frankenstein.
La mia torta era quanto di più lontano dal progetto originale si potesse pensare. Non era neanche un fallimento, era qualcosa di più, era il parto di una creatura demoniaca che ci avrebbe divorato tutti, nella sua coltre di zucchero e creme strabordanti, o meglio, era una versione culinaria del disturbo depressivo, con la sua faccia molle da blobfish che mi fissava rassegnata da dentro il frigorifero. Insomma, era brutta, ma di una bruttura che non avevo mai raggiunto, neanche quella volta che tentai di fare il frosting rosa per dei cupcakes e venne fuori una specie di liquame rosa per marmitte. La situazione potrebbe essere riassunta in questi termini: non avevo considerato la legge di gravità. E la mia imperdonabile ignoranza è stata punita con un lungo smottamento a rallentatore, che ho guardato con gli occhi sbarrati dell'inevitabile sciagura e l'espressione dell'urlo di Munch, mai così calzante come questa volta. Ma lasciatemi entrare nei dolorosi dettagli: le creme erano tutte troppo morbide e sbordavano copiosamente fuori dalla loro postazione, mentre le placche di torta ci pattinavano sopra allegramente, forse convinte di essere a Central Park sotto Natale, e costringendomi a continui riposizionamenti all'urlo di "state ferme, cazzo!" (sì, divento colorita quando sono in piena crisi esistenziale). La ghiaccia reale, poi, è stato il mio più grande fallimento: era inspiegabilmente sottile e terribilmente liquida, si solidificava con una lentezza esasperante e rifiutava di ricoprire decentemente la mia torta già fin troppo ballerina. Più io cercavo di piazzarla sulla cima della torta, più lei si andava a concentrare sulla base del piatto, mischiandosi irrimediabilmente con le creme già accumulatesi sulla superficie di ceramica verde e creando una versione edibile di un'esondazione del Seveso. Mancavano giusto qualche tronco d'albero e una macchina sacrificata al dio dei fiumi. Alla fine, la versione base della torta era davvero inguardabile, con un colorito bianco-giallognolo che poteva stare bene solo ad un malato di ittero o ad un portatore di Peste sfuggito dalle pagine dei Promessi Sposi.
Cercare di rimediare coprendo il tutto con le decorazioni non ha fatto che peggiorare la situazione: le meringhette, che dovevano essere il pezzo forte della decorazione, erano dei bottoncini informi che di nuvola non avevano neanche la composizione chimica, ed in più scivolavano inesorabilmente verso il basso, attratte dalla puccia reale che si era ormai creata sul piatto. E dato che, come quando ti si rompono gli elettrodomestici, le pessime idee non vengono mai sole, ho pensato di sostenere il tutto con un'esplosione di colorati confetti al cioccolato, nella speranza di incastrare tutti i pezzi come un tetris e salvare la mia torta dal diventare la prima subitanea serial killer della storia. Come dicevo, è stata una pessima idea, e non solo perché i suddetti confetti si sono rivelati estremamente conformisti, seguendo lo stile di condotta dell'intera torta e soccombendo immediatamente alla forza di gravità senza neanche fingere di lottare, ma anche perché, orrore degli orrori, lo zucchero colorato, al contatto con la semisciolta ghiaccia reale, ha iniziato a sciogliersi, lasciando macchie sbiadite un po' ovunque e uniformandosi anch'esse al colorito malaticcio dell'intera composizione. Nonostante i miei sforzi, le mie imprecazioni, le mie preghiere ed un principio di crisi isterica mal contenuta, la torta si è rivelata quello che voleva essere: lo starnuto di un unicorno con il raffreddore. Inguardabile. E un colpo alla mia autostima che non sarà presto dimenticato. In quei momenti di disperazione, mi sono sentita come Flora, Fauna e Serenella alle prese con la torta di compleanno per Aurora. Solo, senza il loro incrollabile ottimismo.  La verità però non è che sono stata battuta dalla forza di gravità, o che il destino si è scagliato brutale contro la mia creazione, né che gli dei hanno cospirato contro la mia felicità terrena. La verità è molto più semplice: io non so fare belle torte, come non so impiattare una pietanza e non so fare bei biscottini decorati. Per quanto mi prepari, per quanto mi alleni, studi, mi documenti e mi eserciti, per quanto io possa sottopormi ad estenuanti addestramenti militari a colpi di sac-a-poche, nulla mi riuscirà a redimere dalla mia totale, innegabile incapacità di rendere una torta bella. Mi devo rassegnare al fatto che le mie produzioni alimentari siano brutte di una irrimediabile bruttezza, come quella di Sloth dei Goonies. Ma verità porta verità e posso dire che, proprio come Sloth, sotto quegli strati asimmetrici di cioccolatini, creme e glasse malridotte, sotto quell'implacabile esperimento Newtoniano involontario, si celano di solito torte buone. Non ottime, certo, ma più che mangiabili. Posso creare torte che sembrano uscite dall'inferno dei cake designers, possono essere brutte al punto da incrinare gli specchi in cui si riflettono, ma nessuno si è mai rifiutato di prendere la seconda fetta. E anche questa volta, chiudendo gli occhi e superando lo shock iniziale di questa solfatara dolce, il bis è stato garantito! Alla faccia tua, Newton!
Duille

Questa, signori, è la mia torta. Perché non si dica che stavo esagerando...

  

6 commenti:

  1. Te lo devo proprio dire, hai un modo di scrivere che mi piace moltissimo! Unisci leggerezza e riflessione, con uno stile davvero accattivante e divertente!
    Io non so quasi fare un budino, figuriamoci una torta, dunque sono l'ultima a poter commentarexD A me sembra buona e credo che farei volentieri un bis, anche solo sulla fiducia:P

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    1. Grazie mille Virginia, sei davvero dolcissima! Ti ringrazio per le belle parole spese per il mio modo di scrivere, mi commuovi, ma soprattutto per lo sguardo carico di fiducia che hai regalato al mio piccolo mostro di Frankenstein! Alla fine era buona, anche se talmente brutta che sarebbe stato meglio mangiarla al buio! :P E comunque, secondo me fare il budino è più difficile...tu che dici?

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  2. Ciao!Ti ho nominata per il Blogger Recognition Award! Se ti va, ti aspetto qui: http://alparadisodeilibri.blogspot.it/2017/10/blogger-recognition-award-2017.html.
    Un abbraccio! ;)

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    1. Ciao Piera, scusa il ritardo nel risponderti ma ero sotto esami, quindi ho tagliato di netto ogni eccesso di distrazioni! Grazie in anticipo per la nomination! Corro subito a vedere il tuo post! ^_^ Un bacione, anche se in enorme ritardo! ;)

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  3. Ciao cara! Eccomi finalmente sul tuo blog :)
    Innanzitutto complimenti, come ha detto la prima ragazza hai uno stile di scrittura frescp, coinvolgente e davvero piacevole. Ho amato il brio di questo articolo, che oltretutto mi ha messo una certa fame xD
    La torta che hai cucinato sembra buonissima, io non sono capace nemmeno di preparare dei biscotti, quindi complimenti!
    Ora volo a leggere gli altri articoli *-*
    Un abbraccio <3

    P.s. Ho amato la citazione del torneo Tenkaichi!

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    1. Ciao Eilidh, grazie per essere passata dalle mie parti e grazie per i complimenti! Sei un vero tesoro! ^_^ La torta in effetti era buona, anche se bruttissima, quindi mi reputo discretamente soddisfatta, soprattutto perché è diventata un bell'aneddoto da condividere con voi. Riguardo ai biscotti, ti assicuro che non sono affatto facili! Una volta una mia collega mi passò una sua ricetta di biscotti che, sulla carta, erano una passeggiata...beh, non lo erano affatto! Non mi sono venuti per niente! :P Quindi capisco la tua difficoltà! ^_^
      Un bacione fanciulla, benvenuta su Steli d'erba!
      P.s. il commento sul torneo Tenkaichi mi ha fatto un piacere immenso! Non c'è niente di meglio di qualcuno che apprezza le mie citazioni da nerd! ;)

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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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