domenica 30 marzo 2014

Quando manca il latte a colazione...

Capisci che sarà un giorno no dalla sera prima, quando ti rigiri nel letto per ore come un tonno spiaggiato, avvoltolandoti nella coperta fino a diventare un tonno (spiaggiato) dentro un'alga nori....praticamente un sushi incazzato! E mentre ti cerchi di liberare dalla tua prigione di lenzuola, piumoni, pigiami e gatti (perché, ovviamente, quando si viene inghiottiti dal letto, ci si mette anche il gatto), ti chiedi quanto tempo ci vorrà perché arrivi il giorno, se non altro per far finire questa agonia di noia in cui stai annegando. Ma, affinchè sia davvero una giornata no, con tanto di miniatura sull'angolo di un "No" a caratteri gotici antichi, ti devi addormentare, per poi sobbalzare mezz'ora dopo alla voce della persona a te più vicina, nel mio caso, mio madre, che ti annuncia nell'ordine: 1) che sono le 7.20 (quando tu dovevi svegliarti alle 7), 2) che giusto oggi hanno cambiato l'ora da quella legale a quella solare e 3) che sei irrimediabilmente in ritardo! Ed è allora che maledici la tua anima vintage e nostalgica e la tua incrollabile fede nell'antitecnologico, che ti ha portato a pensare che "un cellulare vecchio è più figo di uno ultramoderno". Perché,se sulla carta il tuo pensiero non fa una piega, c'è anche da dire che il demone ultratecnologico una cosa buona la fa: regola l'ora IN AUTOMATICO!!!! E, in momenti come questi, si tratta di un dettaglio non trascurabile! Mentre una parte di te si flagella pensando a quanto sia stupido di questi tempi fare i fricchettoni anticonformisti ad ogni costo, un'altra parte tenta  di scendere dignitosamente dal lampadario su cui sei piombata dopo lo zompo fatto dal letto all'infausto annuncio. 
Una volta recuperate fattezze umane (e dopo che la tua faccia ha smesso di avere l'espressione da invasioni di alieni incrociati con cani pincher), ti fiondi nell'armadio schivando i cani che tentano invano di salutarti, scegli a casaccio un paio di pantaloni e un maglione e ti vesti alla velocità della luce. Miracolosamente, in 10 minuti sei vestita, pettinata, profumata e vagamente guardabile (se non fosse per quelle piscine olimpioniche - con tanto di natanti - che ti sei ritrovata sotto gli occhi).

Finalmente ti rilassi, pronta a goderti i primi 10 minuti di serenità dal suono delle trombe mattutine. Colazione! Vuoi solo una colazione calda, un biscottino e un giornale da sfogliare distrattamente. Ma, ovviamente, è una giornata no! E quindi apri il frigo e scopri che non c'è latte! E quando manca il latte significa solo una cosa: Sarà una giornata da dimenticare! Non mi chiedete perché, ma nel mio immaginario il caffelatte al mattino è indice di una giornata buona e l'assenza di quella calda, fumosa e nutritiva bevanda significa fame e, conseguentemente, ira. E, per una legge matematica troppo difficile da spiegare, ma che è stata ribattezzata "La legge della Mucca Lilla", l'assenza di latte nella mia cucina preannuncia sciagure di portata colossale. Non storcete il naso, se c'è gente che può leggere il futuro nei fondi del caffè, mi spiegate perchè mai io non possa prevedere la mia giornata dalla presenza/assenza del latte vaccino? Alla fine, sconsolata, ripieghi sul liquido the nero o sull'ancora più acquoso latte di soia che beve solo tua mamma. E mentre storci il naso ad ogni sorso, ti consoli pensando al biscottino con le gocce di cioccolato che ti aspetta facendoti la danza dei sette veli davanti agli occhi. Salvo scoprire che, il giorno prima, hai dimenticato la scatola dei suddetti sul letto, e che il tuo "adorabile" gatto ha smaciullato tutto, mettendo le sue manine al sapore di lettiera su ogni centimetro quadrato dei tuoi deliziosi frollini! Secondo cazziatone autoinflitto della giornata, e sono solo le otto meno dieci! Non puoi fare altro che ficcare la testa nella credenza alla ricerca di qualcosa di commestibile e, tra gallette di riso muffose e fette biscottate che non toccherai se non dietro prescrizione medica, trovi dei biscotti che sono vagamente mangiabili. Ormai l'idea del momento di paradiso a base di latte e biscotti è andato a farsi benedire, e fai colazione con la fronte aggrottata e una smorfia di dolore ad ogni sorso di latte di soia. Finisci di prepararti, lavi i denti, prendi tutti i tuoi talismani più potenti, una sciabola (non si sa mai), il giubbotto antiproiettili (sicuro ti becchi la sparatoria oggi, era scritto nel non-latte!) e la tua musica preferita (per motivarti). Giri la maniglia dell'ingresso (fa un suono più sinistro del solito o è un'impressione mia?) ed esci, nel mondo, dicendo la tua ultima battuta, degna del peggior film di guerra: "Sia quel che sua Spaghettosità vuole". 


Duille



venerdì 28 marzo 2014

Basta una zolletta di zucchero!


ATTENZIONE!
Il seguente post contiene altissimi livelli di zucchero, 
che potrebbero urtare la sensibilità dei cinici, disillusi e dei nauseati dalla vita e dai film romantici. 
Continuate a leggere a vostro rischio e pericolo, 
perché oggi sono una bomba di cuoricini e marshmallows! ^_^


Ti ho scritto tantissime cose nel corso della nostra pluriennale amicizia. Ti ho scritto cose così stucchevoli che avrebbero provocato la carie anche a Willy Wonka, cose così stupide che, rileggendole, mi sono quasi vergognata, e cose che venivano direttamente dal cuore, perchè so che tu le gestisci con un'eleganza e una disinvoltura che non tutti posseggono. Ti ho ampiamente ribadito quanto ti voglio bene, quanto mi hai aiutata a guardarmi in modo nuovo, quanto sei forte e coraggiosa. Ti ho ringraziata per essere la splendida creatura che sei, per essere l'essere umano che ho scelto di seguire, sempre e comunque. Ti ho scritto che sei una galla, che sei una Dori, che sei la mia tisana con il senso dell'umorismo. Cos'altro potrei aggiungere? Eppure, più passa il tempo e più mi rendo conto che tutto questo non basta a spiegare quanto io ti voglia bene, quanto ti debba ringraziare per essere entrata nella mia vita e avermela stravolta. Quanto sei stata preziosa per me, quanto tu mi abbia fatta crescere e diventare una persona migliore. Non saranno sufficienti le parole per spiegare quanto tu mi abbia insegnato in ogni momento di debolezza, in ogni smemorataggine e in ogni tua adorabile gaffe. Sei addirittura riuscita a farmi dire "Tesoro" e "adorabile" più di quanto non avrei voluto! Ed in questo momento speciale, la tua laurea, un traguardo così importante e sofferto, mi accorgo di essere ufficialmente a corto di idee. Come farti le congratulazioni senza finire nel banale "Brava, ce l'hai fatta" o senza ridire quanto già detto in passato? Ma soprattutto, come fare a trasportare le emozioni che provo, quanto io sia orgogliosa di te, di come tu abbia lottato per ciò che desideravi e di come tu abbia trionfato? 
Così, pensando e ripensando, ho deciso di fare il gioco del "se fossi", che ci è capitato tante volte di fare.


Se tu fossi un fiore, 
saresti una lavanda, un fiore bello ma inconsapevole di esserlo, un fiore che non se la tira, insomma.  
Se fossi un colore, 
saresti il viola, che non teme il pregiudizio, ma che si fa tendenza solo esistendo. 
Se fossi un animale,
saresti un fringuello, che trilla allegro dall'altro lato della mia cornetta, illuminandomi sempre come una lucciola in una lanterna.
Se fossi un oggetto,
saresti lo specchio delle parti migliori di me.
Se fossi un organo, 
saresti pelle, che non teme il tocco dei cuori ustionati.
Se fossi un'emozione 
saresti la fiducia, fiducia che sai dare e suscitare, come una piuma che accarezza lentamente le guance degli amici.
Se fossi libro,
saresti il Signor Malaussene, poesia ironica e famiglia in un ricciolo di lettere. 
Se fossi film, 
saresti Amelie, persa in un mondo raggiungibile solo prendendomi per mano.  
Se fossi amica, 
vorrei che fossi come oggi la mia amica, la mia perfetta compare di risate, la mia guida nella tempesta dell'esistenza, il mio Piccolo dagli occhiali rosa, che vede fate trasformare tizi in fiore.  
Se fossi una persona, 
saresti tu, qualunque cosa accada. Con tutte le tue splendide contraddizioni, i bacetti perugina regalati di sorpresa, i sorrisi di gioia e le lacrime di disperazione. Saresti tu, che ti affacci al mondo con il cuore aperto e la voglia di donare tutto di te, a costo di scottarti, a costo di buttarti e sbattere al suolo. Saresti tu, e nient'altro è altrettanto meraviglioso come vederti sbocciare ogni giorno. 

Ti voglio bene amica, 
e te ne vorrò sempre! 

Duille



venerdì 21 marzo 2014

Flower, o l'esperienza dell'Arte

Cos'è l'Arte? Mi sono fatta spesso questa domanda, soprattutto pensando all'arte contemporanea. Oggi è molto difficile definire con chiarezza cosa sia "artistico" e cosa no, soprattutto dal momento in cui qualcuno ha deciso che un'idea nuova è sufficiente per creare arte. E' così che un cumulo di abiti vecchi ammucchiati di fronte ad una statua antica cessa di essere un esempio di degrado cittadino e diventa Arte. E mentre queste opere a mio avviso discutibili invadono musei e libri scolastici, analizzati ed osannati dai migliori critici, ci sono vere forme d'arte che restano inosservate, scoperte casualmente da qualche fortunato e amate da una piccola fetta del mondo. E' quello che mi è successo quando, per caso, navigando su Youtube, mi sono imbattuta in Flower. Flower è un videogame sviluppato dalla compagnia americana Thatgamecompany, in cui il giocatore impersona un soffio di vento, e i petali in esso contenuti, all'interno del sogno di un fiore. Solo questa frase ci mostra la portata eccezionale di questo capolavoro! E non è neanche lontanamente sufficiente per spiegare quanto sia potente questo progetto, quanto riesca a trasmettere, senza pretendere di etichettarsi come "arte". 


Io la definirei un'esperienza tanto reale da risultare quasi onirica. Affiancata da una colonna sonora assolutamente perfetta, Flower mi ha catapultata in un mondo naturale in cui tutto si muove pacificamente, seguendo il flusso dell'esistenza, mentre il fruscio del vento tra gli steli d'erba mi solleticava il cuore toccando le corde più profonde della mia felicità. Quel soffio di vento corre pieno di gioia in mezzo a prati, balle di fieno e città in rovina, rivitalizzando tutto ciò che tocca, rianimando i colori dei fiori che si moltiplicano sotto il suo dolce e forte e passaggio, ricordandoci che la vita è davvero tutta intorno a noi e pulsa forte. Insomma, avrete capito che ne sono stata completamente rapita, mi sono innamorata di questo gioco come mi sono innamorata dei romanzi più vicini al mio cuore. E secondo me, questa è assolutamente, indiscutibilmente Arte. L'arte, a mio avviso, dovrebbe trasmettere emozioni, farle straripare fino ad  animare il corpo di vita propria. Guardando o sentendo arte dovremmo sorprenderci a piangere con il cuore schiacciato in una morsa, o sorridere della più meravigliosa e infantile sorpresa, o anche provare un dolore tanto intenso da costringerci a distogliere lo sguardo. L'arte dovrebbe essere poesia in immagini o suoni, dovrebbe farci entrare in contatto con le nostre parti più nascoste e profonde. E secondo me Flower fa tutto questo. Tocca le corde dell'anima con una delicatezza e, allo stesso tempo, una potenza che disorienta, proprio come un colpo di vento, che scompiglia i capelli e ci porta i profumi di terre lontane, per sussurrarci in un attimo le note di un sogno che vive dentro di noi.  








venerdì 14 marzo 2014

100 giorni di felicità

Il bello di internet è che puoi trovarci il meglio e il peggio del mondo umano. Quando trovi il marciume, il colpo è forse più potente che non di persona. Come può gente che neanche ti conosce essere così maligna? Perché si accaniscono su dei completi sconosciuti? E la soluzione più immediata è scappare da tutto quel dolore, chiudere il pc e non aprirlo mai più. Ma questo ci impedirebbe di vedere il rovescio della medaglia, la poesia che possiamo trovare negli occhi e nelle parole di tanti sognatori, che semplicemente, trovano in questo mondo virtuale il luogo in cui far esplodere la propria fantasia. Ed è così che nascono piccole perle di luce, come il progetto 100 happy days. La questione è semplice: siamo in grado di essere felici per 100 giorni di fila? O meglio, siamo capaci di trovare ogni giorno un momento di felicità, qualcosa che ci faccia sorridere e ci alleggerisca il cuore, almeno per qualche minuto? L'idea è non solo bella, ma anche molto educativa, perchè ci insegna a fare attenzione ai piccoli piaceri che ci passano sotto gli occhi e di cui, di solito, ci dimentichiamo, persi nei mille impegni che ci sommergono quotidianamente. Ho sempre creduto nel potere delle piccole cose, nel guardarsi intorno con occhio curioso, "riempiendosi gli occhi", come dice mia nonna, e lasciare che tutto possa essere trasformato dalla fantasia. E credo ancora di più nelle gioie che il mondo di ogni giorno riesce a darci, che sia un campo di fiori appena sbocciati, un passante per la strada che sorride trasognato o il russare chiassoso del tuo cane. Perchè, è vero, la felicità non esiste. Non siamo nati per essere felici, come ci mostra implicitamente il buon Albus Silente nel primo volume di Harry Potter: "l'uomo più felice della terra riuscirebbe ad usare lo Specchio delle Brame come un normale specchio, vale a dire che, guardandoci dentro, vedrebbe se stesso esattamente com'è". Ma l'uomo desidera, e nel desiderio risiede la sua forza e la sua condanna. In quello specchio vedrà sempre ciò che non ha. E questo lo renderà eternamente infelice.  Ma, in fondo, se ci è preclusa la felicità eterna, siamo nati per avere tanti minuscoli momenti di felicità, piccole perle che si raccolgono intorno al nostro cuore rendendoci più sopportabili i momenti difficili. Istanti di perfetta serenità, attimi di squisita gioia che invade tutto e che si irradia nel nostro sorriso come la luce di un faro. 
Solo che troppo spesso, queste perle ci sfuggono, vengono dimenticate presto, e ci ricordiamo solo tutte le preoccupazioni, le difficoltà del quotidiano. Sono come piccole gocce di rugiada che evaporano troppo in fretta. Per questo 100 happy days è un'iniziativa così importante, perchè ci vuole insegnare la cosa più grande: la felicità è a portata di mano, ma bisogna saper guardare. E bisogna saper ricordare. Io mi sono buttata a capofitto in questa avventura,mi sono fatta questo regalo, come questo blog che nessuno legge, ma che io scrivo per me stessa. Voglio ricordarmi che ogni giorno è prezioso e vale la pena viverlo, perchè ci può dare più di quanto immaginiamo. Basta solo imparare a vederlo.




Duille

Per chi lo volesse visitare, vi lascio il link della sfida: www.100happydays.com/it/  
domenica 9 marzo 2014

Con tutto l'amore che ho.

La morte fa un effetto particolare sulle persone. Coloro che sono colpiti da un lutto si trovano ad agire e sentire in modi che loro stessi non comprendono e che li lascia turbati, confusi, se non addirittura in colpa. Solitamente ci si aspetta un dolore struggente, un'ondata di sofferenza che sommerga tutto, lasciando solo un senso di subacqueo stordimento. Ma più spesso, semplicemente, le emozioni vengono aspirate, lasciando un'anestetico vuoto, colmato solo dallo sgomento e dal senso di colpa per "non provare quello che dovresti provare". Salvo poi maturare dubbi sulla propria sanità mentale quando, nel cuore della notte, ci si alza e si comincia a lavare ogni centimetro della cucina, comprese mattonelle, cappa e pomelli dei cassetti. Sono i piccoli doni di una mente in lutto: sensi di colpa e timore di star impazzendo. I pensieri funzionano in modo diverso, e ci si ritrova a dire le cose più strane, per esempio che non avete fatto abbastanza foto a Natale. E poi, ci sono le beghe burocratiche, l'organizzazione del funerale, le dolorose telefonate ai parenti, che ti costringono a rivivere tutto quello che vorresti solo lasciare spegnere sotto la cenere. E' anche il momento del calore dell'affetto di amici e parenti. Un momento in cui senti di non essere solo, ma circondato da un amore sincero e disinteressato, che scalda il cuore colpito dalla tempesta di neve. Credo che non esista miglior modo di salutare una persona che hai amato che celebrandone la vita con le persone che gli hanno voluto bene, raccontando delle sue avventure e ridendo delle sue buffe disavventure. Un po' alla Big fish, per intenderci. Magari, mangiare i cibi preferiti dello scomparso, ascoltare la sua musica preferita o giocare al suo gioco favorito.

Mio nonno ci ha lasciati da poco. Lui adorava i cantuccini e i torroni. Era una persona che amava i bambini tanto quanto odiava gli animali. Era un pessimo oratore, ma un grande burlone. Era un molisano con l'anima e il cuore napoletano. Ha avuto una vita lunga, segnata dalla guerra, come tutti gli uomini della sua generazione. Ha visto tanta storia, di quella con la S maiuscola, ma ha sempre dato più valore alla vita quotidiana, di cui parlava dettagliatamente. Ed era anche un grande artista, trasformava il ferro in esseri dotati di vita e bellezza. Lui non si è mai chiesto cosa ci fosse dopo la vita, ha sempre preferito viverla senza farsi domande a cui non avrebbe mai trovato risposta.  
Ma io mi sono sempre chiesta cosa accada dopo la morte. Dove si vada, cosa si senta. Si provano le emozioni che si provano in vita? Si prova paura? Si ha ancora coscienza? Oppure ci si libera di queste ingombranti emozioni e si inizia questo viaggio in una sorta di eterea serenità? Ci si ritrova di colpo in un regno celeste, fatto di angeli e nuvole soffici? O, come descritto in Amabili Resti, ci si ritrova esattamente nel luogo dove si vorrebbe essere, meravigliosa riproduzione dei sogni più splendidi? In quel caso, mio nonno sarà probabilmente nella sua casa, costruita con le sue mani, nella terra del suo cuore, circondato dai suoi attrezzi e dalle persone che ha amato e perduto a sua volta. Oppure, potrebbe esserci una immediata reincarnazione in una nuova vita, così che il suo ultimo respiro coincida con il primo pianto della sua nuova vita. E allora in realtà saremmo ancora insieme, legati in qualche modo da un filo del suo passato e del nostro presente. Ma voglio pensare che, se così non fosse, la morte sia come quella descritta da Philippe Pullman ne Il cannocchiale d'ambra.

"Quando sarete fuori di qui, tutte le particelle che vi compongono si disgregheranno e sparpaglieranno, proprio come succede ai daimon [...] Tutti gli atomi che li componevano sono finite nell'aria e nel vento e negli alberi e nella terra e in tutte le cose viventi. Non svaniranno mai. Sono semplicemente parte del tutto." 

"Anche se ciò significasse l'oblio, amici, lo accoglierò a braccia aperte, perché non sarà comunque il nulla; saremo di nuovo vivi in migliaia di steli d'erba, in milioni di foglie, cadremo con le gocce di pioggia e spireremo nella fresca brezza, scintilleremo nella rugiada sotto le stelle e la luna fuori di qui."
Io auguro tutto questo a te, mio caro nonno,
e ti saluto,
con tutto l'amore che ho.




Duille
p.s. per te solo immagini belle. 

   

Here I am!

La mia foto
Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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