domenica 17 dicembre 2017

Appesa teneramente ad un ramo

Ho sempre avuto lo stesso albero di Natale, fin da quando ho memoria. Un vecchio albero di plastica verde, con spruzzi di finta neve e sporadiche pigne che appesantiscono i rami come seni particolarmente abbondanti.
Negli anni, il mio albero è andato invecchiando, così come io sono andata crescendo: alcuni perni hanno iniziato a cedere, facendo scivolare stancamente verso il basso i rami che sorreggevano e qualche ago sintetico ha finito per staccarsi, come singoli capelli in una  testa che incanutisce e si incalvisce un po'. E nel tempo, il mio albero si è rimpicciolito, come un anziano nonno che si restringe nel susseguirsi degli inverni. Forse però, sarebbe più giusto dire che sono io ad essermi ingrandita. Guardando quell'albero di cui riesco agevolmente a toccare la cima, ricordo la me bambina che lo osservava, carica dell'ammirazione che solo le cose che ci sovrastano riescono a suscitare. Ero fiera di quell'albero così alto ed eterno. Ricordo anche di come venivo presa in braccio da mio padre per essere issata fino alla cima e poter fissare il puntale di plastica rossa che campeggia ancora sull'abete. Solo che oggi posso fare tutto da sola, semplicemente sporgendomi un po', alzando solo i talloni di un piede cresciuto in scarpe sempre più grandi. Guardandolo, oggi come allora, mi rendo conto che il mio albero artificiale ha qualcosa di materno. Mi scalda sempre il cuore di un affetto familiare, perché è come un fratello che torna ogni anno, in vista delle feste, a prendere il suo posto nella famiglia, a completare il cerchio. Come tutti gli alberi artificiali, il mio abete non ha radici, ma una base in metallo con tre piedini su cui lui si incunea, rimanendo quasi sospeso in aria, un po' come l'illusione ottica di carta che Ichabod Crane mostra a Katrina in Sleepy Hollow. Ed in fondo, riflettendoci bene, tutto il mio albero è una bella illusione ottica. "E' la verità, ma la verità non è sempre ciò che appare". Il mio abete invecchiato, il mio Nonno abete, non è infatti solo un albero. E' anche un percorso di ricordi. E' come un vecchio album di fotografie che ritrovi in soffitta e che affascina al punto da spingerti a sedere sul primo scatolone sufficientemente solido che incontri, solo per sfogliarlo, con gli occhi pieni di nostalgia. Ogni foto riaccende una memoria del passato, un odore, una risata, un colore.
E sfogliando le pagine, è come se ti accendessi a tua volta di decine di lampadine, un neurone alla volta, illuminandoti da dentro, fino a renderti una ghirlanda luminosa. Il mio albero porta le sue fotografie appese ai rami orami invecchiati ma ancora solidi, le indossa con affetto, accendendomi ogni volta di migliaia di lucine, mischiando deliziosamente il passato con il presente. Ecco le decorazioni di ceramica a forma di elefante e cigno, ormai mangiucchiate dagli anni. La mia famiglia le aveva comprate ad una fiera, quando ero solo una bambina. Ricordo che ero poco più alta dello stand su cui le decorazioni erano disposte accuratamente, splendide nei loro brillanti colori smaltati. Ricordo soprattutto la sorpresa e la gioia provata quando la mamma permise a me e a mia sorella di sceglierne una a testa. Fu un momento importante, il primo vero acquisto della mia vita, a cui dedicai tutta la concentrazione che una bambina di 8 anni poteva racimolare. Ironia della sorte, non ricordo se scelsi l'elefante o il cigno. Le decorazioni che ammiccano poco più in alto mi fanno fare un salto temporale di vent'anni. Sono due biscotti per cani fatti di feltro imbottito che cucii a mano poco dopo la morte dei miei cani. Quelle decorazioni furono un conforto per me, un modo di affrontare il lutto, un simbolo della loro eterna presenza nel momento più importante dell'anno e che guardo ancora con tutto l'amore che mi hanno regalato e che, spero, io ho regalato a loro. E poi, naturalmente, c'è quell'unica decorazione che da bimba mi terrorizzava: una testa di Babbo Natale barbuto con due occhi a palla che strabuzzano minacciosi. Era un regalo dei nonni, inviato direttamente dall'altro lato del mondo e, in quanto regalo familiare, era sacro, intoccabile e incestinabile, anche di fronte al primordiale terrore infantile. Odiavo quella decorazione e odiavo quegli occhi porcini che mi guardavano carichi di promesse da incubo. Così cercavo di metterla nell'angolo più nascosto dell'albero ed evitavo accuratamente di guardarlo.
Negli anni, quella decorazione ha perso la sua carica maligna, ma la tradizione è rimasta e ancora oggi fa brutta mostra di sé nell'angolo più nascosto dell'abete, in una sorta di omaggio all'infanzia. C'è anche la stellina di cotone imbottito che feci alle superiori con estrema fatica e numerose punture di spillo a sagomare la punta delle mie dita inesperte. Ne feci una per ciascuna delle mie amiche, a sugello del nostro legame, il pegno di un amore mai davvero corrisposto. C'è però anche il simbolo di un legame autentico maturato più avanti, la dimostrazione che non bisogna mai perdere la speranza: è un cuore di legno fatto di ramoscelli intrecciati che si mimetizza timido tra il fogliame. E' naturale e disordinatamente armonico, flessibile nelle sue parti eppure perfettamente in forma. E' solido ma non soffocante, pieno di fessure in cui far fischiare il vento. E' onesto e sicuro, senza zone d'ombra. Si può persino vedere la guida che ne costituisce la forma. Il segno perfetto di un'amicizia certa come la legge di gravità. Di alcune decorazioni è rimasto solo il ricordo a dondolare vivace sui rami non addobbati: le palline rivestite di filo diligentemente devastate dal mio gatto, i kilometri di ghirlande dorate fatte a brandelli dallo stesso piccolo vandalo e le luci di Natale, mandate in pensione anni fa in nome di una festa più ecosostenibile. Il mio abete quindi è una verità ed un'illusione, è un albero e un insieme di aghi sintetici e rami metallici, è un addobbo Natalizio e un album di fotografie, è un oggetto d'arredo e un membro della famiglia, è il simbolo del Natale e il simbolo della mia storia e di quella della mia famiglia. E' la verità, ma la verità non è sempre ciò che appare. E' meravigliosamente molto di più.

Duille 

2 commenti:

  1. Ciao cara, gli alberi che portano sui rami il peso di tutti i ricordi sono i migliori! E che ridere, ogni volta, quando le vecchie palline, ormai passate "di moda" vanno a finire sul retro, quasi in punizione! Buone feste!! Un bacione

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    Risposte
    1. Nel mio caso, le palline non fanno in tempo ad andare fuori moda...i miei gatti le devastano prima! :P
      Un bacione fanciulla

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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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