domenica 22 marzo 2020

l'ansia sociale ai tempi del coronavirus

Diciamolo subito e togliamoci il pensiero: il coronavirus, per noi ansiosi sociali, ha i suoi vantaggi. Non fraintendetemi, me la faccio sotto come tutti all'idea di ammalarmi e potenzialmente morire pure male, come tutti temo per i miei cari e faccio il tifo per i malati e il personale medico che sta diventando trasparente come un eroinomane di vecchia data a furia di lavorare, e come tutti credo nell'impegno civico, nel fare la propria parte restando a casa e nello spammare meme di dubbio gusto a tutti quelli che conosco, così, per spirito di cameratismo. 
Però è un dato di fatto che gente come noi non può negare che questa emergenza sanitaria ha portato con sé un dono che neanche Babbo Natale con il suo esercito di elfi sottopagati avrebbe mai potuto regalarci: la QUARANTENA. 
Se per la Treccani la quarantena è "un periodo di isolamento di persone o animali della durata variabile fatto per motivi sanitari", per il vocabolario dell'Ansioso Sociale invece, quarantena significa una sola cosa: VACANZA! Vacanza con tanto di manine alzate e limbo celebrativo, vacanza dal Serraglio a tempo indeterminato con omaggio di ombrellino giallo da mettere nel cocktail e coroncina di fiori di benvenuto. Le ferie migliori che potremmo mai avere. Provate a rifletterci: ci viene chiesto di rintanarci in casa, chiudere la porta a doppia mandata e restare accoccolati nelle coperte come volpi nelle tane fino a nuovo ordine. Cosa c'è di meglio per gente come me, che teme il contatto sociale tanto quanto Shrek teme l'igiene? Ve lo dico io: NIENTE! Assolutamente niente. Era più probabile che ricevessi la lettera di Hogwarts. La cosa forse più ironica in questa faccenda che di ironico non ha niente è che improvvisamente, da sfigati pieni di problemi che nessuno riesce a capire, diventiamo paladini della Civiltà cittadini modello pronti a "sacrificarsi" per il benessere collettivo non mettendo il naso fuori di casa neanche per buttare la spazzatura. In una parola, passiamo dall'essere Clark Kent a Superman. Mica male, per gente se andava bene veniva accettata come "quello timido che non parla mai". Solo in un contesto da apocalisse poteva accadere un miracolo del genere. Durante la quarantena non troverete nessun ansioso sociale a guardarsi spaesato i palmi delle mani chiedendosi cosa fare di tutta quella montagna di ore libere, perché noi abbiamo affinato l'arte dell'auto intrattenimento per anni, sviluppando i più disparati hobbies, che vanno dalla cucina alla pittura, dalla lettura alla costruzione di modellini di castelli fatti di stuzzicadenti. Se la pensione non ci ha mai fatto paura, la quarantena a noi fa un baffo (a manubrio). Siamo sereni come bonzi, incastrati tra le quattro mura delle nostre case/casseforti, la solitudine non ci morde la coda e ci sentiamo rilassati come se ci fossimo fumati una canna particolarmente di buona qualità. E non è mica finita qui. non solo siamo invitati alla clausura niente meno che dal primo ministro in persona, ma viene addirittura creato un hashtag che sembra dedicato a noi: #iorestoacasa. 
Roba da tatuarselo sul cuore, tanta è la commozione. Il mondo ci autorizza ad assecondare i nostri sintomi, ad abbracciarli ed avvolgercisi dentro e lasciare che pascolino liberi per la nostra mente come pecore belanti, consapevoli che, qualsiasi cosa accada, non potranno calpestarci, incornarci o inseguirci fino al più vicino albero su cui ci arrampicheremo terrorizzati. Di colpo siamo intoccabili, una pace da Buddha regna tra le parti della nostra sgangherata psiche, il nostro lato panico e quello razionale condividono una tazza di tè e smezzano kitkat come se non avessero fatto altro per tutta la loro esistenza. Come vi dicevo, vacanza. Senza penalità e senza condizioni. Vacanza senza quella sensazione, fastidiosa come un nocciolino attaccato al dente, che dovremmo fare altro, che dovremmo normalizzarci, socializzare, continuare a lottare con le nostre ansie, invece di tapparci in casa come un sughero nella bottiglia e trasformarci in un burrito di coperte. Ferie senza ripercussioni, rimproveri o senso di inadeguatezza. Pausa dalla vita senza sensi di colpa, solitudine o fallimento. Per una volta, forse l'unica nella nostra vita, possiamo essere i nevrotici fobici che siamo senza dover dare spiegazioni o inventare scuse per giustificare le nostre assenze scolari, senza doverci sentire inadatti a tutto fuorché alla vita da scaffalista notturno e soprattutto, senza lotte intestine in stile Guerra di Secessione Americana. E badate bene, noi, vacanze del genere, non le abbiamo MAI. Neanche quando siamo effettivamente in vacanza. Perché mentre noi ci chiudiamo in casa a riprendere fiato dopo mesi di un'apnea spaventata, il resto del mondo si muove, fa esperienze, cresce e intreccia legami come i fili di lana in un braccialetto dell'amicizia, creando nuove storie e nuovi capitoli a cui noi, spaventati da tutti, sembriamo condannati ad essere esclusi. Perché, anche in vacanza, siamo dolorosamente consapevoli che il nostro modo di vivere, sempre teso ad evitare che ci scoppino le coronarie per la paura, ci isola, ci aliena dagli altri, ci fa perdere opportunità e ci condanna alla solitudine, quella vera e definitiva, non quella temporanea della quarantena. Quindi capite bene che, di fronte ad un miracolo del genere, una parte di noi rimane inevitabilmente sbigottita da una tale golosa concessione, da questa uscita gratis di prigione che ci catapulta nel Valhalla dei normali senza dover muovere un dito, anzi, che ci rende i migliori tra i migliori perché non ci lamentiamo, non diamo di matto e abbracciamo con gioia questo momento di ripiegamento in noi stessi, rendendoci esempio da imitare senza il minimo sforzo, essendo, per una volta, noi stesso, pacchetto completo, ansie incluse. Niente mal di testa, lacrime a cascata o autoflagellazione psichica. Niente felicità strozzata dalla colpa. Solo una calma beatitudine mentre facciamo ciò che ci viene meglio: chiudere la porta e buttare la chiave. 

Duille



1 commento:

  1. Che bello dopo tutto questo tempo leggere di nuovo qualcosa di tuo, mi son goduta ogni riga, rendendomi conto di quanto la tua ironia brillante e pungente, rigurgitante verità talvolta difficili da ammettere e ancora di più da spiegare, mi fosse mancata. Non so quanto sia stato severo il famoso censore interno, ma sono tanto felice che abbia dato il lasciapassare per la pubblicazione, e spero che tu sia soddisfatta di questo post, perché ha innumerevoli pregi: non solo si legge con estremo piacere, sorridendo e ridendo qui e là (e un po' di buonumore in questo periodo serve a tutti credo), ma soprattutto contiene due cose preziosissime. La prima è che fa sentire meno soli e meno pazzi soggetti come me (o come noi, se vuoi). Perché pur con tutte le consapevolezze del caso, può capitare di sentirsi sciocchi, infantili o ancora una volta alieni rispetto all'umanità intera che soffre e si dispera per la situazione in cui ci troviamo. Come posso io, al contrario, sentirmi così pacificata con l'esistenza?, viene da chiedersi, con relative paranoie sul proprio egoismo o chissà che altro. Perciò, leggere i pensieri ed i sentimenti di qualcun altro che rispecchiano - motivandola - quell'assurda pace interiore, è veramente una rassicurante pacca sulla spalla.
    L'altra cosa importante che fa questo post è spiegare, per l'ennesima volta, agli ignari cosa vuol dire la vita normale - quella di cui tutti stanno sentendo tanto la mancanza - per un ansioso sociale. In un certo senso, in questo momento i ruoli si sono capovolti, e certo non sto qui a compiacermi della cosa, ma non essere quelli fuori posto per una volta è più riposante di quanto potessi immaginare.

    Leggendo il primo pezzo c'erano dei passaggi che volevo citare perché mi erano piaciuti particolarmente, ma andando avanti mi sono resa conto che ti avrei citato mezzo post ��

    Un abbraccio,
    e buona quarantena ♥️

    RispondiElimina

Here I am!

La mia foto
Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

Visite

Powered by Blogger.

Cerca nel blog

Lettori fissi

Archivio blog