sabato 7 marzo 2015

Sognando un sogno di carta: la Schiuma dei Giorni

I libri sono come le persone: ne esistono di vari tipi, ciascuno con la sua storia, raccontata con una particolare ed unica cadenza nella voce, che ne rivela le origini, ciascuna con un vocabolario che ne esalta le sue sfumature di personalità, ciascuna sagomata di un taglio speciale con cui guarda il mondo. I libri, proprio come le persone, hanno velocità diverse: alcuni sono veloci, immediati, adrenalinici. Sono libri che non si fermano mai, sempre di corsa, che si leggono con il cuore in gola. 
Altri sono frecce al rallentatore, che di pagina in pagina fanno breccia nella valvola cardiaca per poi farvi crescere un giardino di sillabe che non ci lascerà mai più. E poi c'è una particolare categoria di libri che, come alcune persone, non si inquadrano bene fin dall'inizio. Libri che bisogna guardare a fondo, di cui bisogna ascoltare anche gli spazi bianchi tra le parole, libri il cui messaggio si trova dietro al testo, in un linguaggio segreto che può essere carpito con lo stomaco e non con gli occhi. Uno di questi libri diesel è sicuramente La schiuma dei giorni, di Boris Vian. Quando lo lessi, ormai un anno e mezzo fa, rimasi molto perplessa dallo stile, da alcune scelte narrative e soprattutto dal particolarissimo ed enigmatico modo in cui l'autore ha scelto di trattare le emozioni. Ero confusa, devo ammetterlo. Proprio come quando si emerge da un sogno, mi sono ritrovata a grattarmi la testa chiedendomi "Cosa cavolo ho appena letto?" Perché qualcosa non quadrava decisamente. La storia, ad alto impatto onirico, è piuttosto semplice, dopotutto. Colin, giovane ereditiere, incontra Chloè, incarnazione di una canzone di Duke Ellington. I due si innamorano e, in un tempo sorprendentemente breve, si sposano. Durante la luna di miele si scopre che una ninfea ha iniziato a crescere nei polmoni della giovane sposa, mettendone a rischio la vita. L'unico modo per ridurre lo sviluppo della ninfea è quello di circondare la malata di fiori freschi, ma per farlo, Colin si ridurrà sul lastrico. Come vedete, la storia è piuttosto scontata, senza troppi fronzoli e tratta un tema importante come il cancro con la delicatezza della simbologia onirica, rendendo questa grave malattia quasi poetica. E di fronte a tanta sensibilità, tanta dolcezza, la domanda che mi sono posta per tutta la lettura è stata: e dove sono le emozioni? I personaggi sembrano quasi abbozzati, di una semplicità estrema, apparentemente superficiali, non è dato loro neanche un piccolissimo spazio introspettivo. Sono personaggi tutti concentrati sull'azione, in un libro che però dovrebbe essere intriso di emozioni come se fosse stato pucciato nel miele. Diciamocelo, La schiuma dei giorni è un libro che a prima lettura frustra parecchio, perché è qualcosa di totalmente nuovo, completamente diverso da tutto ciò che possiamo aver letto prima. E' un sogno che è stato trascritto sulla carta, un gioco che l'autore fa con il lettore, invitandolo a risolvere il rebus elaborato per noi, lasciandoci in questa isola misteriosa rigurgitante di indizi ma di cui non abbiamo neanche un francobollo di mappa. 
Ed è qui che capiamo che La schiuma dei giorni è un libro diesel, un libro ad effetto ritardato. Per usare una metafora etilica, non è un bicchiere di vodka che ti va subito alla testa, ma un cocktail molto fruttato, che all'inizio sembra non avere alcun effetto ma che, alla fine, ti fa ritrovare a ballare sui tavoli con il reggiseno sulla testa. 
E' un romanzo indefinibile e, ad un'analisi più attenta, addirittura volutamente fuorviante. Inizialmente sembra uno di quei romanzi veloci, tutto azione, in cui tutto sembra casuale e sopra le righe, in cui il gusto per lo strano e lo scioccante sembra prevalere sulla vicenda in sé. La taxi-nuvola utilizzata dai due personaggi per nascondersi dagli sguardi indiscreti, il pianoforte che trasforma le melodie musicali in cocktails dai sapori più variegati, le anguille che nuotano lungo le tubature e che vengono pescate direttamente dai rubinetti, le morti surreali ed irrazionali che costellano l'intero romanzo e che vengono vissute con lo stesso pathos di quando cade una baguette sul pavimento sporco. Queste stranezze sono tutte invenzioni geniali dell'autore a cui però sembra essere data un'importanza eccessiva, i dettagli risaltano sproporzionatamente oscurando completamente la trama. Tutto scivola come un guanto di velluto, senza toccare apparentemente nessuno, eppure qualcosa non torna. Qualcosa non torna nell'apparente caos che circonda i personaggi, nell'incomprensibile asetticità delle loro esperienze, nella folle velocità con cui la storia si sviluppa, nella quasi molesta noncuranza con cui vivono la vita. Ed in effetti qualcosa non torna davvero, perché, come ho detto prima, La schiuma dei giorni è qualcosa di unico e per leggerla bisogna buttare dalla finestra qualsiasi canone di riferimento ci si sia costruito durante gli anni. E' un libro che, proprio come la ninfea che affligge la povera Chloè, sboccia in ritardo ma che, una volta compreso, rivela tutta la sua meravigliosa, poetica, struggente drammaticità. I personaggi non provano emozioni perché è il mondo che le prova per loro. Quel pazzo mondo pieno di stranezze si plasma aderendo al sentire dei personaggi, sostituendo ai sentimenti le immagini dei sentimenti: i cieli cambiano colore, le stanze si rimpiccioliscono, i corpi invecchiano precocemente man mano che il dramma si inscena, consumando letteralmente tutto ciò che fisicamente circonda quei cuori pulsanti. Lo stesso tempo assume le forme e i colori della vita, così che, laddove crediamo di leggere una vicenda descritta troppo oggettivamente, ci ritroviamo di colpo ad essere circondati da una straziante soggettiva del dolore, in cui tutto cambia con il cambiare di noi stessi. Mentre Chloè vive la sua malattia, il tempo rallenta fino a fermarsi in un immobile presente, i colori si slavano fino a diventare di un grigio funereo, che non lascia scampo e da cui non si può più fuggire. Il peso del dolore schiaccia Colin e schiaccia il lettore, che non vede più nulla, se non l'ombra della morte anche negli oggetti di uso quotidiano. 
 La maglia di colori così meravigliosamente intessuta all'inizio del romanzo, si apre sgretolandosi in una statica caduta nell'oblio. Capiamo che ogni riga è metafora, occultata da una verità descrittiva apparentemente priva di scopo, ogni parola è simbolo che diventa realtà, in una solidificazione degli umori che concretizza anche il pensiero, delegando le emozioni al mondo, facendo sì che il dolore impregni ogni rivolo d'acqua, ogni finestra sporca, ogni parete scrostata. La morte diventa la protagonista di questo volume, insieme alla feroce critica alla nostra società consumatrice e egoista, in cui la solitudine la fa da padrone. Il messaggio è affisso ovunque, è così palese da risultare invisibile, ma non impercepibile. Le nostre pance lo sentono anche quando i nostri occhi non lo vogliono vedere. Daniel Pennac, che ha scritto la prefazione del libro, ci ha visto un elogio dell'amore che tutto può. Io ci ho visto una fedele descrizione della disperazione, che annienta fino a non lasciare più nulla, se non se stessa. La Schiuma dei Giorni mostra, sfiorandola, l'orrore della vita nelle sue diverse declinazioni: l'ossessione di Chick per il suo autore preferito che porterà distruzione nel suo rapporto con la fidanzata, la solitudine e la disperazione che portano ad atti estremi, la morte che scorre sotto gli occhi senza toccare davvero più nessuno, la malattia che infetta tutto, anche chi ci sta vicino. Una fedele testimonianza del mondo moderno, filtrata dal simbolismo onirico, come a voler proteggere dalla sconvolgente verità. E' un libro che consiglio, ma con moderazione perché è un libro che richiede compromessi, che si deve lasciar decantare nell'inconscio fino a quando le sue note fruttate non si paleseranno. Per leggere La schiuma dei giorni si deve accettare la frustrazione di non capire, il fastidio dell'irrazionale, lo scardinamento degli schemi, e si deve sopportare lo straziante dolore dell'epifania, della comprensione che porta via ogni traccia di magia, lasciandoci intravedere l'orrore dietro quel velo sognante che ci ha protetti fino ad ora, consci che quello che vediamo è quello che siamo davvero. Per amare la Schiuma dei giorni si deve sospendere la realtà, abbracciare l'assurdo, entrare nel sogno. Ma soprattutto, per comprendere la Schiuma dei giorni si deve aspettare. Aspettare che il vero significato arrivi al cuore perché, come tutti i sogni, il messaggio non è per la mente, ma per l'anima. 

Duille

 
"La', dove i fiumi si gettano nel mare, si forma una barriera difficile da superare, e grandi vortici schiumanti in cui ballano i relitti. Di fuori la notte, là dentro la luce della lampada, e in mezzo i ricordi rifluivano dall'oscurità, si urtavano nel chiarore e mostravano le loro pance bianche e le loro schiene argentate, galleggiando qualche volta in superficie, altre volte affondando di nuovo." 

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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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