sabato 31 ottobre 2015

Una storia celtica

La sera stava scendendo sul villaggio e tutta la popolazione si preparava a festeggiare Samhain, la notte in cui il cerchio del tempo si chiude e, come negli anelli degli alberi, permette la nascita di un nuovo anello, un nuovo anno, una nuova vita. Si deve morire un po’ per permettere alla vita di rinascere. Caitlin lo sapeva bene, ma quest’anno l’intreccio di vita e morte nel cerchio della vita era ancora più forte e più doloroso. 
La ragazza aspettava quella notte per potersi ricongiungere ancora, solo per un momento, al suo giovane innamorato, scomparso molti mesi prima, insieme alla sua felicità. Tobin era l’uomo che avrebbe sposato, se solo gli Spiriti non avessero voluto portarselo via, a causa di un male incurabile che lo aveva ucciso in pochi giorni, impedendole di dirgli addio. A nulla erano valse le preghiere e l’intervento dei druidi, Cailleach lo aveva chiamato a sé, portandolo nella più felice terra di Tir nan Oge. Caitlin era rimasta sola, a piangere quell’uomo che non aveva potuto sposare, e da allora si era fatta accompagnare solo dall’ombra del suo ricordo e dalla sua tristezza inconsolabile. Ma quella sera Samhain le avrebbe permesso di rivederlo, ancora una volta e di sentire le sue braccia avvolgerla protettive come una coperta di lana in una notte d’inverno. Con la sua famiglia, nei giorni precedenti, aveva raccolto gli ultimi frutti dei campi perché il suo popolo sapeva che, dopo Samhain, quei frutti sarebbero appartenuti per sempre agli spiriti della natura. Erano stati giorni frenetici e allegri, in cui ci si era preparati per onorare i morti. La sera di Samhain, la madre di Caitlin preparò un grande cesto ricco di pietanze e verdure e lo mise al di fuori della porta di casa, affinché i parenti defunti potessero goderne e, insieme alla figlia, posizionarono delle sedie vuote vicino all’ingresso. Quindi si prepararono per la cerimonia del nuovo anno. Intrecciarono i loro capelli con foglie autunnali, misero i vestiti bruni del bosco e inserirono candele scure dentro le rape intagliate. Insieme ai familiari e circondati da fratelli e sorelle, si recarono sulle colline che sovrastavano il villaggio, là, fino al cerchio dei megaliti ed i druidi accesero il fuoco sacro. Era bello vederlo scoppiettare di vita nel buio stellato della notte, faceva brillare i visi di colori nuovi, rendendoli magici come le fate che di lì a poco si sarebbero affacciate dalla porta di Sidhe. Caitlin era convinta che il fuoco avesse un dono conferitogli dagli spiriti: sapeva mostrare i lati segreti della bellezza di ogni individuo, giocava con i rilievi delle guance, faceva danzare le luci sulle pelli e avvolgeva le cicatrici nel silenzio delle ombre, dando un’aura di mistero e fascino a qualsiasi cosa toccasse. Davanti al fuoco ci si scopriva parte della natura e la Natura, come le aveva insegnato suo padre, era sempre stata la creatura più bella mai esistita nel creato. Durante la cerimonia, a Caitlin venne consegnato un pezzetto di pergamena. La tradizione voleva che ciascuno scrivesse un messaggio ad un caro defunto. Con la sua calligrafia delicata, la giovane scrisse un tenero messaggio d’amore a Tobin e quindi lo riconsegnò al druido, che lo bruciò nel fuoco. Guardando il fumo che si sprigionava dal focolare, Caitlin riusciva quasi a vedere le sue parole danzare opache sulle fiammelle e nelle volute scure dell’aria, riempiendo il suo cuore di commozione. S’intonarono canti per i morti, accompagnati solo dallo scoppiettio del fuoco sacro. 
Era un momento magico e comunitario, in cui il villaggio si fondeva in una sola anima dalle mille voci, accomunate dall’amore per coloro che dimoravano a Tir nan Oge e che quella sera avrebbero posato i loro piedi sulla terra, ancora una volta. Alla fine della cerimonia, i druidi presero un ceppo ardente e accesero le candele all’interno delle rape. Era un momento solenne che veniva compiuto in silenzio, un momento in cui solo alla Madre Terra era permesso cantare. Caitlin sentì il fruscio del vento accarezzarle le guance arrossate dal freddo e il chiurlo dei gufi che si mescolava allo scoppiettio del legno profumato che terminava la sua vita divenendo cenere. Solo l’indomani il fuoco sacro sarebbe rinato all’interno del focolare domestico, a sancire l’inizio di un nuovo anno. Quando tutte le candele furono accese, i druidi spensero il fuoco sacro e tutti si inoltrarono nel bosco, seguendo il sentiero che li avrebbe ricondotti al villaggio. Un fiume di luci fluì lungo la stradina sterrata circondata tra gli alberi. Era come se le stelle fossero scese sulla terra per sentire le dita dei loro piedi nudi affondare nella la polvere del suolo. Il corso d’acqua brillante arrivò al paese e si divise lentamente, portando ogni famiglia fino alla soglia di casa. Durante Samhain i focolari sarebbero stati spenti e le famiglie si sarebbero riunite per onorare i morti mangiando il Colcannon, bevendo birra e idromele e raccontando storie e leggende della tradizione. Era proibito uscire di casa, poiché insieme alle anime dei parenti defunti sarebbero giunte anche anime malvagie in cerca di un corpo da abitare. Per tale motivo le rape venivano lasciate al di fuori della casa, per spaventare gli spiriti maligni. Caitlin però quella sera rimase indietro e non entrò in casa. Temeva gli spettri, ma desiderava ardentemente rivedere Tobin, anche solo per un attimo. Sapeva che per poterlo lasciare, doveva dirgli addio. Suo padre aveva intuito questo suo bisogno e le aveva permesso di attardarsi sull’uscio di casa, facendole promettere però di restare all’interno del cerchio benefico delle candele, dove sarebbe stata al sicuro. La giovane si sedette su una delle sedie vuote, rigirando tra le mani un frammento di nastro di raso rosso che le aveva regalato il suo innamorato molte lune addietro, quando la terra era ancora verde e quando il cerchio del tempo era ben lontano dal chiudersi. L'altra metà di quel nastro era stata seppellita con Tobin, un ultimo pegno di una promessa che non aveva avuto il tempo di essere pronunciata. Sentiva le voci allegre delle famiglie nelle case che parlavano e banchettavano felici e vedeva le fioche luci delle candele che facevano splendere le finestre come piccole fiammelle tremolanti. Chiuse gli occhi per un attimo, ricordando le parole che aveva scritto a Tobin e che ora volavano nel cielo alla ricerca dell’orecchio del suo amato. Si poteva sentire il bosco impadronirsi della notte e riempirlo dei suoi odori e dei suoi canti, in onore di Samhain. D’un tratto la ragazza sentì un soffio di vento caldo provenire dalla sua sinistra e, sollevando le palpebre, vide uno spirito seduto accanto a sé. 
Era pallido e sfocato, quasi uno sbuffo di fumo denso. Caitlin lo guardò attentamente, spaventata. Desiderava ardentemente che fosse Tobin, ma era terrorizzata al pensiero che potesse essere uno spirito maligno in cerca di un corpo da abitare. Sapeva di star correndo un rischio enorme e di essere appesa al filo del tempo, lo stesso filo che aveva spezzato la vita del suo amato. Lo sbuffo di fumo allungò quella che sembrava essere una mano e le mostrò un frammento di nastro rosso. Caitlin lo guardò meravigliata e gli occhi le si riempirono di stupore e lacrime. Improvvisamente non esisteva più nient'altro che quel nastro rosso e quello sbuffo di fumo che aleggiava accanto a lei. La ragazza infatti non sentì il frastuono proveniente dall'interno della sua casa, dove suo fratello minore aveva trovato la moneta nascosta nel Colcannon, rischiando di rompersi un dente e non udì nemmeno cadere il grosso ramo pericolante della quercia che abitava da secoli nel centro del paese. Sentiva solo il sangue che pulsava caldo dentro di lei e la fredda umidità di quella massa nebbiosa dai colori opachi. Fu un momento che fermò il tempo, proprio come la notte di Samhain, in cui il velo tra i due mondi si assottigliava al punto da annullare lo scorrere della vita. Quello spettro era proprio Tobin allora. Solo lui possedeva quella promessa di stoffa che lei aveva sussurrato nelle sue mani pallide, poco prima che la Madre Terra lo avvolgesse nel suo abbraccio eterno. Caitlin avrebbe voluto dirgli tante cose, ma sentiva di dover rispettare il silenzio e non spezzare quel momento, fragile come il filo di una ragnatela. A volte, d'altronde, le parole sono superflue per esprimere quello che si sente. Lo spettro mosse il viso verso l’alto e guardò le stelle, seguito dalla sua giovane promessa. Avevano guardato quelle stelle milioni di volte insieme, al limitare della notte, ma non erano mai stati così lontani come allora. Vicinissimi, eppure ormai irrimediabilmente separati. Era un piacere dolce e amaro allo stesso tempo, come quei ricordi che le riempivano la mente. 
Ma era bello sentire ancora la sua presenza accanto al suo corpo, anche se era una presenza fatta di fumo. Tobin la guardò nuovamente, in silenzio, mentre una civetta in lontananza schioccò il becco. Il suo viso si fece più nitido e Caitlin riuscì a scorgere un sorriso luminoso e due occhi profondi. Capì immediatamente che quello era un sorriso di addio, ma non le importava. Sentiva che quell'incontro aveva cambiato qualcosa dentro di sé, l’aveva liberata da un fardello pesante. Tobin esisteva ancora, nei suoi ricordi, nella terra su cui camminava ogni giorno, nel frullio d’ali dei gufi e nel vento che le accarezzava la pelle. Ed era felice là, nella terra di Tir nan Oge. Se avesse avuto bisogno di lui, avrebbe dovuto solo ascoltare i messaggi della natura, come i druidi le avevano detto centinaia di volte. Solo allora, guardando quel sorriso che sembrava uscire da un frassino solitario, era riuscita a capire davvero cosa significassero quelle oscure parole. Poteva dirgli addio, finalmente, sapendo che lo avrebbe sempre avuto accanto, anche quando la sua immagine non avrebbe più fatto piangere il suo cuore. Tobin si alzò e si allontanò dalla casa di Caitlin. Davanti alla ragazza, oltre il cerchio di luce, si poteva vedere un nuovo flusso di vita lungo le strade, un fiume fatto di anime bianche che camminavano lente sulla terra, in un silenzio irreale che sospendeva anche il respiro. Tobin si girò un attimo, la guardò dolcemente un’ultima volta e si smarrì in quella nebbia bianca che riempiva il villaggio. Rientrando in casa, Caitlin capì di star finalmente lasciando oltre quelle candele sicure il dolore del passato, pronta ad inciderlo sugli anelli di quel tempo ormai concluso. Si guardò indietro, ringraziando Samhain per averle permesso di accedere per un attimo al regno dei morti, e rientrò nel mondo dei vivi, per la prima volta dopo tanto tempo.
Duille


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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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