martedì 24 gennaio 2017

Capitolo 17: Le vergini Suicide

Le vergini suicide, di Jeffrey Eugenides, è un libro di cui si sa già tutto fin dalla prima pagina, anzi, a dire il vero, fin dal titolo stesso. Non perde tempo con inutili fiati sospesi perché d'altronde il suo scopo sembra essere un altro: cogliere l'inspiegabile mistero di una vita che si spegne, avvicinarsi all'impossibile vuoto di senso che aleggia intorno al suicidio di un adolescente cercando di colmarlo con delle motivazioni che lo rendano meno spaventoso, vicino e contagioso.
Il tema sembra quindi lampante, così come il suo titolo: è il suicidio delle cinque sorelle Lisbon a catalizzare l'attenzione del narratore e dell'intero romanzo. La scelta di Eugenides però è quella di raccontare il dramma da lontano, dall'esterno della casa, al di là della porta chiusa, delle tapparelle abbassate come palpebre tristi, oltre la strada e addirittura dentro un corpo maschile, seppur coetaneo. L'autore sembra voler massimizzare la distanza scegliendo un narratore inevitabilmente precluso alla comprensione di un universo femminile stratificato e profondamente diverso. In questo modo anche noi lettori finiremo col raccogliere insieme a lui prove, collezionare testimonianze, fare congetture e ricostruire eventi nel tentativo impossibile di stanare un mistero ostinato che tale vuole rimanere e a cui mancherà sempre l'ultimo tassello, quello delle sorelle Lisbon, ma anche di una femminilità che il narratore non capisce davvero e di cui trascura i dettagli più preziosi. Osserveremo la casa della famiglia deteriorarsi, collassare, imputridire e diventare la bara di fantasmi non ancora morti ma già agonizzanti. Guarderemo le sorelle Lisbon comparire e scomparire come bagliori di luce da dietro una finestra, tra gli steli del prato o annegate nelle castigate divise scolastiche rese ancora più castigate dalla madre. Conteremo le smagliature sulle calze, registreremo le assenze e le presenze, memorizzeremo gli odori lasciati nell'aria dalla loro pelle, ma nonostante ciò esse resteranno lontane, imperscrutabili, come il mistero che se le porterà via. In questa lontananza, nella loro apparente ostinazione alla distanza, vediamo come esse si trasformino nella mente del narratore e dei suoi giovani amici, diventando Naiadi tra giunchi fatti di biancheria, druidi adoranti gli alberi, fuochi fatui, rivelazioni mistiche in un mare di teste di anemoni. E' qui che troviamo il secondo grande tema del romanzo: l'amore. Un amore passionale, vibrante, consumante che tormenta tutti i giovani vicini di casa delle sorelle. Perché tutti amano le sorelle Lisbon, tutti le venerano come dee eteree nel paradosso della loro assoluta carnalità. Tutti vorrebbero toccarle, accarezzarne le morbide curve, passare le dita tra i loro capelli d'oro, baciarne le labbra dal sapore di burrocacao alla pesca. Quello del narratore e degli altri personaggi maschili del quartiere è una venerazione religiosa più antica della religione stessa e che appare più autentica, appassionata e benefica del cattolicesimo isterico della famiglia Lisbon.
L'amore profano degli adolescenti del quartiere, carico di erotismo, ormonalità, di passionale ammirazione e rispetto per quei corpi in sboccio, e l'amore sacro della dottrina, del focolare domestico, della Madre, che finisce per alienare, soffocare, uccidere. Il rovescio di questo amore è però la trasformazione delle sorelle Lisbon in delle Vergini, sante bellissime che nessuno vede davvero nella loro individualità perché ormai elevate alla dimensione del divino. Esse sono simbolo, nel loro dolore vi è espiazione dei peccati umani, vi è il sacrificio inevitabile, come nella passione di Cristo. Non è un caso infatti che agli occhi di tutti le sorelle siano interscambiabili, una unica entità sparpagliata in 5 corpi. In questa adorazione mistica che assume i tratti di un torpore oppiaceo, anche il suicidio diventa simbolo, segno misterico, rendendo le sorelle Lisbon delle Cassandre che hanno visto il futuro di un mondo in decadimento, del degrado dei luoghi, dello smog, degli alberi tagliati e mai più ripiantati, dei corpi che invecchiano, della crisi economica e che per questo hanno scelto di sottrarvisi prima che fosse troppo tardi. Verso di loro si sviluppa un'attenzione morbosa che è quasi abbandono e solo il narratore capirà, anche se troppo tardi, l'errore che le condannerà a morte. Perché loro non sono Vergini illuminate dalla luce divina, ma adolescenti che chiedono solo di essere aiutate a salvarsi. In definitiva quindi questo romanzo si muove su opposti che si scoprono contigui ed in cui la morte diventa il pretesto per parlare dell'amore incondizionato dell'Ideale, sganciato dalla realtà, egocentrico, pericoloso e fagocitante perché rende ciechi, annulla l'altro e, in alcuni casi, uccide.
Duille
"Era un desiderio muto e grandioso: un migliaio di margherite che sintonizzano la corolla in direzione del cammino del sole" (pag. 65).
   


8 commenti:

  1. Possiedo due romanzi di Euginides - non questo, anche se mi ha sempre incuriosita - che però non ho ancora letto. Spero di farlo nel corso di quest'anno, perché è un autore di cui ho sempre sentito parlare solo bene. La tua recensione è molto interessante, ed è anche la prima che ho letto de "Le vergini suicide" (altre volte ho evitato per paura di spoiler) ^^ mi hai dato l'idea di un contesto affascinante dall'esterno e claustrofobico dall'interno.

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    1. Ciao Julia! Grazie per essere passata! Io non avevo mai letto Eugenides e la lettura de Le vergini suicide mi ha lasciata piena di domande e curiosità su questo autore. Stilisticamente non posso dire di essere stata affascinata dalla sua scrittura, ma questo è un puro gusto personale che ritengo sia inutile quando si parla di libri. Il succo è che è sicuramente ben scritto e secondo me ha saputo trattare l'argomento in modo molto originale! Riguardo alla questione "spoiler", hai ragione, anche io difficilmente leggo recensioni di libri che vorrei leggere prima di averlo fatto, ma nelle mie riflessioni cerco sempre di evitare il fastidioso effetto spoiler. Mi interessa più che altro analizzare il mio quadro di interpretazione del testo, le tematiche trattate e descrivere l'atmosfera generale del testo. Quindi mi fa ancora più piacere la fiducia che mi hai concesso, arrischiandoti alla lettura del mio post! ;D Quando leggerai i libri di Eugenides, fammi sapere cosa ne pensi del suo stile! ^_^ A prestissimo!

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  2. Ciao! Ho sempre avuto dubbi nel cominciare questa lettura, una sorta di timore, e ho sempre rimandato. Ma prima o poi vorrei affrontare questa mia sensazione perché sono sicura che comunque mi troverò davanti una storia affascinante, così come confermano le tue parole!

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    1. Ciao Maria, in effetti ti capisco! Non è esattamente l'argomento più facile del mondo! In più, in quanto autore americano, ha uno stile un po' più pragmatico, anche se Eugenides, in questo romanzo, regala piccole perle davvero fenomenali! Quando ti sentirai pronta, sono certa che troverai molti spunti di riflessione interessanti! E se ti va, torna qui a dirci la tua opinione in merito! ^_^ A presto fanciulla!

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    2. Ne ho sempre rimandato la lettura pure io, ma forse è giunto il momento di leggerlo.

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    3. Secondo me è un libro abbordabile, soprattutto perché non è così angosciante come si potrebbe pensare. Eugenides lo analizza da una prospettiva sufficientemente distante per non sconvolgere, quindi la lettura diventa meno spaventosa! ^_^ Fammi sapere la tua opinione quando lo leggerai! ;)

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  3. Ciao cara! Di Jeffrey ho letto "La trama del matrimonio", che mi sento di consigliarti. Molto tempo che voglio leggere "Le vergini suicide", credo che sia arrivato il momento di farlo! :)

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    1. Ciao Adele, grazie mille per il suggerimento! Stavo giusto pensando di leggere qualcos'altro di questo autore, perché mi sono rimaste alcune domande sul suo stile a cui vorrei proprio rispondere. Lo metto subito in lista! :D Fammi sapere cosa ne pensi delle Vergini suicide! ;)

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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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