domenica 5 febbraio 2017

Blocco dello scrittore

Ci sono giorni in cui le cose si rifiutano di girare e l'ispirazione sembra evaporata insieme all'ultimo ruttino di gradimento del pranzo. La frustrazione, quando le idee sembrano crollare come i titoli della borsa americana durante la crisi del 1914, è impagabile. Io sento un prurito nelle mani simile a quello che potrebbe provare un motociclista a cui hanno insultato la mamma e una tensione muscolare da poterci accendere una lampadina.
Meno sono ispirata, più mi incaponisco, perché oltre ad essere a corto di fantasia, sono anche terribilmente testarda. Mi rifiuto di accettare la disfatta solo perché il mio cervello ha deciso di fare un lungo massaggio tonificante accompagnato da una doccia termale con colorterapia. Io sono qui che spremo quei quattro rimasugli di sostanza grigia difettata che il disgraziato ha ripescato da qualche armadio per salvare la giornata, nella speranza che in mezzo a quella poltiglia di neuroni ci sia ancora una mezza idea salvabile, mentre lui è chissà dove a spassarsela. Che poi, il problema non sono neanche le idee. In questi momenti ho tonnellate di idee, vagonate di idee, container di idee, ma sembra che non sia più capace di svilupparle decentemente. Sono regredita alla quinta elementare, periodo da cui suppongo provenga questa versione beta del cervello che legifera durante l'assenza d'ispirazione. Tutto quello che scrivo in questi momenti è paragonabile ad un libro scritto male da Moccia, ad una canzone della Pausini cantata al karaoke da un asino, ad un complicato soufflè cucinato da qualcuno che non ha ancora imparato a rompere le uova. Diciamolo, la cosa mi urta sensibilmente. Mi urta così tanto che la palpebra inizia il suo classico tip tap insofferente, la pelle manifesta un principio di dermatite e la mia determinazione raggiunge livelli da torturatore medievale, al punto da tirar fuori il vecchio strizzapanni a manovella per spremere fuori qualche concetto intelligente. E quando raggiungo questi livelli, di solito inizia il mio tipico balletto disperato: oggi per esempio, ho scritto sul computer, ho scritto sui fogli di carta, ho scritto seduta, quindi sdraiata, poi di nuovo seduta, ho cambiato argomento, sono tornata su quello scartato, ho preso una pausa, ho guardato un film, sono tornata sul foglio, sbattendo contro l'inevitabile realtà che nulla è cambiato nel frattempo, ci ho dormito sopra, ho persino mangiato una torta nella speranza che gli zuccheri facessero il loro lavoro, ma niente.
Il silenzio cosmico. Il vuoto della particella di sodio nell'acqua Lete. La desolazione di Smaug. In una parola, il blocco dello scrittore. E dire che ho preparato tutti i confort del caso: ho acceso una candela profumata, mi sono immersa nella musica come in una vasca di acqua calda, ho preparato un tè nella mia tazza preferita e mi sono avvolta nella copertina di flanella per combattere la mia ineluttabile natura da anfibio. Ma nulla serve quando ci si rende conto di aver lasciato la scatola cranica con tutti i suoi contenuti sul cuscino. Quando il cervello intima l'Alt non c'è niente da fare. Giorno di riposo, ragazza mia, fattene una ragione. E di fronte alla dittatoriale imposizione neurale, cosa posso fare, oltre che disperarmi? Ma insistere, da quella brava mula che sono. Perché io mi rifiuto di cedere ai diktat mentali, mi oppongo a questo assenteismo senza giusta causa, rinnego l'occhio pigro interiore che beve cocktail sul bordo di qualche piscina creata con le MIE fantasie. Questo scrocco non preannunciato deve finire ADESSO! Ma, chi scrive lo saprà meglio di me, non esiste creatura più testarda di un cervello che decide di prendersi un giorno di ferie ed in fondo, a pensarci bene, ne ha anche ben donde. Tormentato quotidianamente dal Rimugiserpe, continuamente in assetto antisommossa, sempre in fase di pianificazione di strategie per sopravvivere al contatto con il terribile alieno che è l'essere umano, è ovvio che abbia dei momenti di cedimento, nell'unico giorno settimanale in cui si sente fuori pericolo. E allora l'unica soluzione è scrivere della crisi dello scrittore o, ancora meglio, non scrivere affatto, accettare di avere il serbatoio in riserva e capire che forse il riposo così spocchiosamente imposto è un gesto di lungimiranza per salvare baracca e burattini, per evitare lo scoppio delle coronarie e l'immediata trasmutazione della pelle in grinza alla Izma (che chiaramente non ha ascoltato abbastanza i consigli del suo, di cervello). Un po' di pietà per questo povero cervello ipertrofico, insomma! Dov'è finita l'umanità? La compassione per un muscolo stanco e bisognoso? Non vedi che ha tutti i lobi doloranti? Non vedi come è dimagrito? E faglielo un brodino! Certo, ricorrendo così vergognosamente all'autocommiserazione, il desiderio criminale erompe prepotente, ma stavolta sarò generosa e gli concederò l'amnistia per buona condotta. Hai servito bene, Caporale. Prenditi il tuo meritato riposo. Però niente brodino! (Un po' bastone e un po' carota, non vorremo mica che ci prenda gusto, vero? )

Duille

2 commenti:

  1. Ciao Duille ❤
    Ho avuto una specie di blocco dello scrittore la settimana scorsa, causa morale sotto la suola delle scarpe. Subito mi sono imposta di scrivere qualcosa, mi dicevo Dai, non puoi lasciare tutto così, senza scrivere neanche una riga!, ma alla fine ho capito che era tutto inutile e mi sono rassegnata. Mi sono detta che non era giornata - anzi, più che giornata, non era settimana! - e ho lasciato stare, dedicandomi ad altro. Ora la voglia di scrivere è tornata, il foglio bianco non mi fa più paura e credo che sia stata la soluzione migliore!

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    1. Anche io faccio spesso così ed in effetti hai ragione, funziona bene. Anche nel mio caso spesso la colpa è un morale a terra oppure una enorme stanchezza! Però il mio problema, come dicevo nel post, è la mia cocciutaggine! Quando abbandono la scrittura, lo faccio sempre con enorme dispiacere e quindi mi rimane questo chiodo fisso per tutta la giornata! Sono strana, lo so! :D Comunque cercherò di applicare di più il tuo saggio consiglio e, come direbbero in frozen, (I will)let it go! ;)

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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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