domenica 3 settembre 2017

Telefilm addicted #15: Anne with an E, a kindred spirit

Il mio rapporto con Anna dai capelli rossi è sempre stato ostile. Nel mio immaginario, questo personaggio melodrammatico e testardo, così come veniva presentato nel famosissimo anime che ha tediato la mia infanzia, si contrapponeva, in una epica battaglia, con la mia beniamina di sempre, Heidi, uscendone inevitabilmente sconfitta. Approcciarmi alla serie della CBC canadese, distribuita internazionalmente da Netflix, è quindi stato possibile solo grazie al mio grande amore per le serie tv e per i racconti ad alto tasso di natura. Il risultato è stato l'estasi.
Anne with an E infatti è un fiore di campo. E' armoniosa e colorata, semplice nelle linee, spettinata, chiara in ogni petalo, forte e pronta ad affrontare ogni colpo di vento con tenacia. Anne è come il paesaggio che la circonda: viva al punto da togliere il fiato, intensa, selvatica, determinata, inspezzabile. Non perfetta, certo: è romantica al punto da cadere spesso nel melodramma, emotivissima, orgogliosa e testarda. Reale, e per questo impossibile da non amare. Il taglio dato alla serie è sicuramente più curato rispetto a quello dell'anime tratto dal romanzo di Lucy Maud Montgomery e a tratti è quasi Dickensiano: non teme di mostrarci la cruda realtà dell'infanzia dei primi del '900, fatta di adultizzazioni precoci, ruvidezza, sfruttamento e, in generale, di poco amore. Anne, come Oliver Twist e come David Copperfield, arriva ad Avonlea danneggiata da un passato di solitudine e ripetuti abbandoni, in cui l'unica vera compagna di vita è stata la sua prodigiosa immaginazione, amplificata a tal punto da divenire una seconda protagonista, un doppio eroico della ragazzina, che la salva quando nessun altro sembra in grado di farlo. Anne però non è un'eroina manzoniana abbandonata dalla Provvidenza, ma una figlia del suo tempo, paragonabile a molti degli abitanti della cittadina di adozione, a partire da Marilla e Matthew Cuthbert, i suoi nuovi genitori, che hanno dovuto rinunciare a tutto in nome della famiglia. Questa scelta annulla il rischio di patetismo a cui invece si scadeva spesso con l'anime, e rende tutto più realistico, quasi verista, dando autenticità al dramma, che non è il dramma di una singola anima sfortunata, ma il dramma di un secolo. Raccontando le storie dei diversi personaggi, ricorrendo anche ad ingegnosi flashbacks, diventa possibile per lo spettatore comprendere le numerose sfumature che, come un tappeto tessuto a mano, li intrecciano e li formano, e di capirne così scelte, comportamenti, spigolosità e difetti. Anne with an E è quindi anche una falda di tristezza sotterranea che scivola, nascosta al di sotto della vista, sotto i prati di tarassaco, ma di cui si può avvertire il gorgoglio e che, talvolta, prorompe con spruzzi impetuosi in superficie, bagnando i volti di lacrime, proiettando in un passato indimenticabile e forgiante come un colpo di martello sul ferro rovente.
Eppure, questa drammaticità acquea viene continuamente e fieramente combattuta da una praticità campestre che scaccia facili autocommiserazioni, e dallo spumeggiante entusiasmo e positività di Anne. L'alone di luce e allegria che permea tutte le 7 puntate della stagione la rende una nuvola di leggerezza, un ruscello di freschezza ed è magnificamente esaltata dalle colonne sonore agresti ed incalzanti, dalla fotografia coloratissima e dalla costante presenza del respiro della natura, negli interni delle case piene di mele e fiori, fino ai paesaggi mozzafiato dell'isola di Prince Edward e dell'Ontario Canadese, su cui la macchina da presa indugia ammirata, e che ricordano ad Anne (e a noi) che anche un ciliegio in fiore è un buon motivo per essere felici. Le atmosfere campestri sono quindi ottimo compendio ad una storia dalle tinte accese seppur semplici, che mostra le difficoltà quotidiane di un tempo che non è più, almeno per alcuni di noi, e di vite che rifiutano di rinunciare a se stesse, al proprio racconto ancora in divenire e ricco di promesse. Anne with an E è l'esaltazione della vita, è l'esposizione orgogliosa del proprio essere, con i suoi drammi, le cicatrici, le stranezze di ciascuno di noi. Non indora la pillola e ricorda che l'autenticità ha sempre il suo prezzo, un prezzo che Anne pagherà spesso con l'emarginazione, il pregiudizio, l'aperta ostilità, ma che non la porterà mai ad annullarsi, preferendo piuttosto la solitudine e la fuga nei boschi, ma trovando poi, immancabilmente, un'anima affine, a kindred spirit, che l'amerà e la rispetterà esattamente per ciò che è. E' in questo modo che la piccola Anne diventa portavoce di una speranza identitaria e di un femminismo gentile ma granitico, che fa dell'esempio la sua dottrina, fin dalla prima puntata. Anne non vuole essere ridotta in categorie limitanti, non rinuncia al suo femminile ma rifiuta i vincoli sociali associati al suo genere. Sogna quindi abiti con maniche a sbuffo, tè da signora, principesse e spose bianco vestite, ma parla chiaro, s'intestardisce, è impulsiva e idealista, coltiva la sua mente come a suo tempo fece Jane Eyre, ama impetuosamente e si fa rispettare, rifiutando tenacemente di essere salvata dal maschio di turno. Sostenuta da una cerchia di personaggi ruvidi, impacciati, teneramente supportivi, compresa la vicina di casa Rachel e il giovane Jerry, ed equipaggiata con tutto il coraggio di cui è capace, Anne (con una e), si prepara a conquistare il mondo ed i cuori di chi incontrerà nel suo cammino.

Duille 


4 commenti:

  1. Bel commento ad una delle serie che ho più amato quest'anno :) L'attrice protagonista, Amibeth McNulty, mi ha spiazzata col suo talento (e poi è bellissima, anche fuori dallo schermo, la seguo su instagram per invidiarle quei capelli naturalmente rossi...) ed in generale è una serie che è stata curata in ogni dettaglio. L'ambientazione toglie il fiato, i personaggi si fanno amare tutti. Non vedo l'ora che arrivi la seconda stagione, anche perché ci hanno lasciato con un cliffhanger non indifferente.
    Intanto, se ti interessa ti lascio il link alla recensione che a suo tempo scrissi io: http://tantononimporta.blogspot.it/2017/06/spectator-8-chiamatemi-anna.html

    Un abbraccio, a presto!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Julia! Grazie per avermi lasciato il link alla tua recensione! All'epoca avevo preferito non leggerla perché stavo ancora guardando la serie, ma adesso volevo proprio recuperarla! Quindi mi hai velocizzato il percorso! 😊 anche io sono innamorata di Amibeth, è tenerissima!!!! E sì, quei capelli rosso naturale sono fantastici! ❤ grazie per essere passata! Un bacione!

      Elimina
  2. Ciao Duille, che recensione bellissima, mi hai lasciata senza parole! Non posso che concordare con te su tutto, soprattutto sulle parole che hai usato per descrivere Anna, che noi amiamo proprio perchè è vera e imperfetta. Io, poi, ho adorato Marilla, un personaggio in cui mi sono rivista moltissimo*-*

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Virginia! Grazie per i complimenti! Anna mi ha talmente colpita che ci tenevo a renderle il più possibile giustizia! Anche io ho adorato Marilla, ha un acume e un'intelligenza sottile e profonda. Non avrei lasciato Anna in mani migliori! Io invece mi rivedo molto in Anna, in particolare nelle sue fantasticherie ad occhi aperti e nella sua tendenza al melodramma! :D Grazie per essere passata! Un bacione fanciulla!

      Elimina

Here I am!

La mia foto
Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

Visite

Powered by Blogger.

Cerca nel blog

Lettori fissi

Archivio blog