domenica 16 settembre 2018

Capitolo 26: Ragazze Elettriche

Ogni romanzo distopico che si rispetti parte da una premessa solitamente semplice come una ghianda, ma che racchiude al suo interno il potenziale secolare di una quercia. Il tutto ha gli inizi delle grandi scoperte scientifiche e delle più grandi innovazioni artistiche: Cosa succederebbe se…? Cosa succederebbe se cambiassi i colori delle cose, se puntassi il telescopio sulla Luna, se immaginassi un mondo in cui improvvisamente tutti diventano ciechi? Cosa succederebbe? E' come una matassa di filo di cui si trova un capo e che poi si segue, lungo tutto il gomitolo, seguendone i metri, assecondandone le curve improvvise, le sparizioni sotterranee e gli intrecci improbabili, senza sapere in realtà cosa si troverà alla fine. 
Si diventa Teseo che entra nel labirinto per trovare il Minotauro, o un occhio puntato su un microscopio che scopre l'esistenza dei globuli rossi. Le premesse di Ragazze Elettriche, di Naomi Alderman, sono altrettanto semplici quanto incredibilmente esplosive: cosa succederebbe se tutte le donne, un giorno, scoprissero di poter emettere delle scariche elettriche, anche mortali, dalle mani? Cosa accadrebbe al mondo così come lo conosciamo? Cambierebbe? Resterebbe uguale? Le donne governerebbero il mondo, in una realizzazione della celebre canzone di Beyoncè? La Alderman ci conduce nei meandri di queste domande, nelle loro conseguenze e ne segue gli sviluppi, scegliendo una struttura narrativa ad ampissimo respiro, quasi cinematografica, e molto originale per il genere di cui fa parte. L'autrice infatti, differentemente da quanto accade solitamente in questi romanzi, non incolla il suo sguardo su un protagonista solo, di cui si appropria di conoscenze ed ignoranze, ma opta per una visione ad ampio raggio, abbracciando quattro o più personaggi alla volta, appartenenti a geografie, classi sociali e generi differenti e coprendo un arco temporale ampissimo, di quasi un decennio. L'obiettivo sembra quindi quello di raccontare un fenomeno socio-politico, più che una storia, un evento mondiale più che i suoi protagonisti. Così facendo, le è possibile approfondire il discorso, arrivando al nucleo incandescente della questione senza saltare nessuna tappa, senza produrre lo strappo violento che si verifica spesso nelle distopie, che spinge gli autori a presentarci un mondo già così modificato da risultare pressoché irriconoscibile. In questo senso, ricorda molto una versione ampliata, e molto più dettagliata, del romanzo di Saramago, Cecità, anche se senza la componente apocalittica. In Ragazze Elettriche, il flusso degli eventi è precisissimo, coerente e snocciolato davanti agli occhi del lettore come le briciole di pane nel racconto di Hansel e Gretel e ha la potenza di un'onda sonora che lentamente cresce fino a diventare un urlo che prima esalta ma che, presto, diventa assordante. Il discorso di Ragazze Elettriche è doppio ed incatenato, l'uno soggiacente all'altro. C'è il discorso femminista, la realizzazione definitiva di quel desiderio di rivalsa quasi rabbioso delle donne, che si concretizza in un dono biologico che permette loro di essere più forti degli uomini e quindi di pretendere, e non chiedere, il rispetto e la dignità troppo a lungo negate. L'impianto narrativo è costruito magistralmente al fine di produrre un impatto emotivo crescente ed intensissimo, soprattutto se a leggerlo è una donna, dando la sensazione di un'onda di crescente energia, di eccitazione elettrizzante, di recupero di controllo, di frenetica felicità.
Il ribaltamento degli equilibri di forza, che rendono le donne più pericolose degli uomini, le spinge ad un moto di ribellione ed emancipazione rumorosa che le porta ad autoproclamarsi libere, indipendenti, senza paura e, soprattutto, forti, una spinta a cui, inevitabilmente, la lettrice non potrà che partecipare con un trasporto quasi affamato. Ma ben presto, l'autrice ci mostra che il discorso femminista è solo un pretesto, inteso in senso letterale, come testo precedente, introduzione a quello che è poi il vero tema del romanzo. Gradualmente, infatti, questa onda energetica ubriacante si trasforma, sfugge al controllo, impazzisce. Lo shock è fortissimo, la fuga dall'identificazione inevitabile. Tutto ha lo scopo di farci collidere con il cuore della questione nel momento di massimo coinvolgimento emotivo, lasciandoci stordite. Sfruttando l'ancestrale desiderio femminista di liberazione dal giogo patriarcale, la Alderman apre le porte al vero tema di ogni romanzo distopico e al cuore di ogni ordine sociale attuale: il tema del potere, come ci suggerisce emblematicamente (e più pertinentemente) il titolo originale dell'opera, The Power. La questione non è infatti la lotta femminista, né il femminismo portato agli eccessi, ma i disequilibri di potere. L'opera infatti vuole mostrare le conseguenze della disparità di forze, che qui viene provocatoriamente espresso attraverso il ribaltamento radicale della supremazia, consegnata alla categoria fisicamente più debole, quella delle donne, solo per rivelare l'innegabile trappola. Ovunque ci sia diseguaglianza di forze, in qualunque realtà in cui l'equità non sia centrale e coltivata come un albero sacro, il mondo è destinato a trovare nuovi ordini che si basano sempre sulla ripetizione dello stesso. Così facendo, la Alderman completa e chiude il cerchio sia delle narrazioni distopiche classiche, sia dell'opera a cui deve tutto, il Racconto dell'Ancella, andando ad ampliare ed esplicare ciò che, nel romanzo della Atwood, era più sotterraneo. Qui il tema è chiaro, lampante e terrificante. Non è il cambiamento degli equilibri di potere che produrrà un'evoluzione reale, ma l'abbandono della logica della forza come unico modo per rivendicare la propria libertà. Ragazze elettriche, apparendo come un romanzo che rovescia, smontandolo, lo stereotipo femminista di un mondo migliore se guidato dalle donne, si rivela una aspra e coraggiosa riflessione sul potere e un avvertimento a tutte le donne, affinché non applichino le stesse meccaniche maschili, degenerando in un patriarcato femminile. Credo sia interessante anche sottolineare come l'opera possa essere una lettura particolarmente consigliata anche ad un pubblico maschile: il ribaltamento di prospettiva sarà infatti talmente radicale da far scivolare l'uomo in una posizione di dipendenza forzata e di inferiorità di condizioni, molto simile a quella che vivono attualmente le donne. L'augurio è che in questo modo, identificandosi con Tunde, Tom o Neil, il lettore maschio possa comprendere davvero la snervante, terribile condizione femminile moderna. In fondo, come diceva Cremonini, "gli uomini e le donne sono uguali".

Duille

"Non conta la consapevolezza che non dovrebbe, che non lo farebbe mai. Ciò che importa è che potrebbe farlo, se volesse. Il potere di fare del male è uno stato di benessere." (p.105)




2 commenti:

  1. Ciao Duille ❤
    Di questo romanzo mi hanno parlato molto bene in molti e la tua recensione ha confermato ancora una volta un giudizio positivo, ragion per cui devo recuperarlo al più presto! Sono felice di leggere che snocciola ciò che nel romanzo della Atwood era più sotterraneo e che non si focalizza su un solo personaggio, anche se solitamente non ho problemi e apprezzo anche la narrazione di un solo punto di vista.

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    1. Ciao Silvia, Ragazze Elettriche è decisamente un buon libro e fa riflettere molto, cosa fondamentale in questo genere di romanzi, quindi se ti piace la tipologia ed i temi, te lo consiglio caldamente! Anche io, come te, apprezzo sia la narrazione da un solo punto di vista che quella più corale. Qui il tutto è gestito molto bene e si vede il progetto generale dell'autrice. Quando leggerai il romanzo, spero che vorrai scrivere qualcosa anche tu, sono certa che sarà molto interessante sentire il tuo punto di vista! ;) Nel frattempo, un bacione.

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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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