domenica 29 settembre 2019

Telefilm addicted #20: Mad Men

"Sex. Lies. Storyboards". Così la tag-line sui manifesti presentava, nel 2007, una delle serie più acclamate della contemporaneità, Mad Men. E mai descrizione fu più azzeccata per riassumere l'immenso e stratificato mondo di questa serie, che ha fatto scuola parlando della Storia moderna americana attraverso i suoi personaggi. 
Mad Men ci racconta infatti la vita di un'agenzia pubblicitaria di New York, la Sterling Cooper, durante il decennio che va dal 1960 al 1970, e delle vite dei suoi dipendenti, dei loro progetti ambiziosi, la loro lotta per l'affermazione individuale e professionale, il loro adattarsi ai cambiamenti sociali e lavorativi, mentre sullo sfondo si snodano i grandi eventi della Storia. Il titolo, Mad Men, è un gioco di parole che incarna perfettamente il doppio binario su cui corre la serie: da un lato c'è Madison Avenue, la via dei pubblicitari in cui si trovano gli uffici della Sterling Cooper e delle altre agenzie, un mondo patinato, veloce, in cui l'immagine vince su tutto ed in cui la realtà viene piegata e deformata ad esigenza del consumatore; dall'altro c'è la follia (mad in inglese significa "pazzo") delle vite scheggiate dei suoi protagonisti che rifiutano di fare i conti con le proprie fragilità e che finiscono quindi spesso per autosabotarsi nel tentativo di salvarsi. E' necessario un avvertimento però: Mad Men non è una serie facile. La sua struttura narrativa è lenta, con un graduale scivolamento verso profondità di cui intuiamo appena le forme, i suoi dialoghi sono studiati ma spesso ermetici, l'analisi dei personaggi non imbocca mai la facile strada della esplicitazione, i suoi protagonisti sono tutti, immancabilmente, antieroi pieni di ambiguità. Mad Men, insomma, richiede impegno, costanza e concentrazione, perché non ha nessuna intenzione di imboccare lo spettatore. E' una serie densa come l'ambra che cola dalle conifere, che però, se le si da' il tempo di solidificare, diventa un gioiello prezioso, proprio per quelle caratteristiche così lontane da certe forme di serialità contemporanea a cui siamo abituati. Mad Men è un progetto ambizioso che fa della stratificazione il suo punto di forza: infatti si prende il tempo di costruire non una narrazione, ma un intero universo sociale, puntando tutto su personaggi/specchio di una società che per molti tratti sembra l'embrione di quella attuale.
 Mad Men infatti ci presenta molti temi della contemporaneità, raccontandone gli albori: il razzismo dilagante, la precarietà lavorativa, la quotidianità alienata dentro un ufficio, che diventa il solo vero scopo della vita, al punto che perdere l'impiego significa perdere tutto, anche il senso della propria esistenza. E ancora la disparità di genere, che non è mai vera misoginia, quanto un'abitudine culturale già quasi pronta ad essere superata, la sessualizzazione della donna, che fatica ad emanciparsi dal suo corpo, e la scarsa complicità femminile, vittime della stessa abitudine culturale che affligge i maschi. Mad Men ci mostra un mondo dominato da uomini in cui le donne faticano ad inserirsi senza snaturare se stesse, ma è un mondo difficile anche per gli uomini, cui viene richiesto di omologarsi al modello maschile vigente. In questa realtà così complessa e realistica si innestano, come diamanti ancora da levigare, le storylines dei diversi personaggi, i dipendenti della Sterling Cooper e le loro famiglie, che stratificano ulteriormente la vicenda. Ogni lavoratore della Madison Avenue è infatti un antieroe, come dicevamo, fatto di ombre spesse come linee di pennarello, ciascuno in fuga da qualcosa o in cerca di qualcosa, tutti aspiranti alla bidimensionalità del pubblicitario vincente e carismatico, anche rinunciando alla tridimensionalità dell'essere umano autentico. Ciascuno di loro fugge dalle contraddizioni che li differenzia l'uno dall'altro, tutti proteggono i loro segreti e le loro fragilità anche dai colleghi con cui hanno maggior confidenza, alienandosi a se stessi e agli  altri, isolandosi al punto da non riuscire più a capire chi sono e finendo, inevitabilmente, per agire sotto l'influsso di questi segreti che tentano di nascondere sotto litri di alcool. Lo spettatore, alla fine, finisce coll'avere dei sentimenti ambivalenti verso di loro, amandoli per la loro fragilità e odiandoli per il loro egoismo e la loro cecità, che spesso finisce col danneggiare anche le persone che li circondano. 
Accanto a loro, infatti, c'è il secondo nucleo di personaggi, composto dalle mogli, dai figli, dai compagni dei protagonisti, che cercano di ritagliarsi uno spazio nelle vite di questi pubblicitari ossessionati dal lavoro, che lottano per non essere marginalizzati e, a loro volta, deformati e strumentalizzati, o peggio, dati per scontato. Personaggi che, alla fine, saranno anche pronti a forti gesti di autovalorizzazione quando saranno messi di fronte all'inconsistenza dei legami su cui hanno investito. Don Draper, il protagonista assoluto della serie, è sicuramente l'esempio più emblematico della contraddizione interna che affligge i personaggi: è l'uomo del momento, il pubblicitario dalle idee più brillanti, carismatico, enigmatico, corteggiato da uomini e donne, colui che tutti vorrebbero essere. Ha una moglie bellissima e fedele, due bimbi biondi ed educatissimi che stravedono per lui e una casa in periferia con ogni genere di confort. Don però si rivela ben presto essere solo una bugia ben confezionata, che cela dietro di sé un vuoto interiore da cui il protagonista fugge, scappando da un letto all'altro, da un incarico al successivo, da un bicchiere di whiskey ad un Old Fashioned, fino a quando la realtà lo agguanta al punto da costringerlo a scappare davvero, anche se solo per brevi periodi. 
Dietro queste lotte intestine, Don si lascia una scia di cuori infranti, di abbandoni reciproci, di illusioni smontate dalla realtà, di scelte difficili. Ma Mad Men non è una serie cinica e disillusa e i suoi personaggi non sono sadicamente destinati al precipizio: evolvono a colpi di realtà, lottano contro la verità che si para loro davanti e, di volta in volta, scelgono se e quanto accogliere di questa verità. Diventa perciò affascinante osservarne i cambiamenti e si finisce a fare il tifo per loro, si piange con loro e si gioisce con loro, come si farebbe con un membro della propria famiglia. Mad Men è quindi una serie che ha i tratti del grande romanzo, con una narrazione corale che punta tutto sulla psicologia dei personaggi e che sfida lo spettatore ad intuire, a fare uno sforzo di comprensione, proprio come si farebbe con persone in carne ed ossa. Mad Men è un esempio di ottima scrittura creativa e se ne può estrapolare anche un messaggio di fondo: non si può sfuggire a se stessi e l'omologazione ha sempre un prezzo, spesso molto caro. In 7 stagioni, 92 episodi, 72 ore di visione, Mad Men ci racconta un'era, con le sue contraddizioni, le sue fatiche e i suoi protagonisti che cercano la felicità nascosti dietro una cortina di fumo di Lucky Strikes e un bicchiere di Martini sorseggiato con grazia. In barba a fegato e polmoni. 

Duille


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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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