venerdì 11 aprile 2014

Telefilm addicted #1 - The walking dead o l'arte di fare una ricetta passabile con ingredienti DOP!

The Walking dead. Una serie tv che ha sempre diviso il pubblico, tra puristi del fumetto, gente che si è buttata nella visione solo perchè "ci stanno gli zombie" e fan sfegatati che difendono il prodotto come se fosse un parto della propria mente. The Walking dead ha due grandi pesi che lo accompagnano dalla prima stagione: la sua origine fumettosa e la sua estrema complessità. Sul primo punto direi che c'è poco da dire: chi ha amato un prodotto cartaceo storce sempre il naso guardando una trasposizione cinematografica o televisiva. I puristi sono e saranno sempre acerrimi nemici delle trasposizioni, dei "liberamente ispirati a"  e dei rimaneggiamenti a piene mani. Dall'altro lato, c'è il vero obiettivo di The Walking dead, che secondo me non è stato molto capito. Nei forum non si legge altro che frasi del tipo "c'era poca azione, volevamo più sangue, che palle non è morto nessuno, dove sono gli zombie?" ecc. ecc. Beh, mi rivolgo a voi, cari amanti dello splatter, dell'azione per il gusto dell'azione, delle decapitazioni e delle budella a forma di salsiccia che schizzano fuori dalla pancia come fagioli messicani...
QUESTA NON E' UNA SERIE DI AZIONE!!! 
Il suo scopo non è quello di sollazzarvi con spargimenti di sangue a secchi e morti drammatiche, ma di rappresentare l'essere umano in un contesto post apocalittico, le reazioni di fronte al crollo di ogni certezza, le relazioni segnate dal dubbio, la scoperta di un lato oscuro e primitivo che vuole solo sopravvivere e che ci spaventa, in un mondo dove il pericolo è il simile, e non il diverso. Se al posto degli zombie ci fossero carote mannare, piccioni giganti o una massa di oratori che ti sfiniscono a colpi di discorsi, sarebbe comunque The Walking Dead (beh, the Carrot dead, forse.... o the Cicero's Death). Perché The Walking Dead è il tipico prodotto al Signore delle mosche. Gli ingredienti sono gli stessi: in un mondo distopico, in cui una o più regole vengono stravolte, un gruppo di persone normali deve sopravvivere, lottando con i conflitti interiori e le scelte difficili, che rischiano di stravolgerne l'umanità e la storia. Ecco cos'è The Walking Dead. La risposta alla domanda delle domande: cosa faresti se il mondo fosse invaso da un'apocalisse zombie? Cosa faresti tu, pizzaiolo, studente, poliziotto? Un prodotto che punta ad essere il più vero possibile e il più terrificante possibile, proprio perché plausibile. Quindi, fanatico dell'azione, piantala di dire che dovrebbero smettere di nascondersi nel nascondiglio di turno e darsi al ramingaggio selvaggio, magari facendo fuori orde di zombie usando solo uno stuzzicandenti, perché nessuna persona sana di mente si improvviserebbe Rambo...neanche Rambo stesso! Forse Topper, ma di certo non Rambo!


E adesso, chiarita la vera natura di The Walking dead, parliamo davvero della serie. Per quanto le intenzioni siano ottime e portino il programma una spanna sopra ai vari film e serie tv sugli zombie, nell'applicazione ci sono stati inciampi piuttosto evidenti, soprattutto nell'ultima stagione. Se, infatti, le prime due stagioni sono state, a mio avviso, utili per conoscere l'enorme mole dei personaggi e per imparare a capire che The Walking Dead non fa sconti a nessuno, e la terza stagione è stata l'apice dell'epicità (nonostante qualche scivolone western da sbadiglio spaccamascella), la quarta stagione ha segnato una battuta d'arresto così brusca che mi ha quasi fatta volare dal finestrino! La trama si è arenata in una sequenza infinita di scene inutili, che non sono servite né ad approfondire la psicologia dei personaggi, né ad intrattenere piacevolmente il pubblico (che, nel mio gergo, sono le tanto osannate scene splatter in cui falciano etti ed etti di zombie). Anche il ritorno on the road, che tanto è stata supplicata dal pubblico, si è rivelato un buco nell'acqua colossale...una caduta nell'Oceano da un asteroide, se possibile! Se infatti la prima metà della stagione è stata pressocché inutile, la seconda metà ha addirittura prodotto degli sconvolgimenti illogici in alcuni personaggi! Non voglio fare spoiler, ma qui è doverosa una domanda: COSA CAVOLO HANNO COMBINATO AL MIO DARYL? Gli hanno fatto cambiare personalità così tante volte che ho dubitato avesse un disturbo da personalità multipla! E non solo lui, ma anche altri personaggi portanti della serie sono stati trascinati in un vortice ciocconesquickoso di controsensi romantici e comportamenti se non illogici, almeno non attinenti alla loro psicologia!!! Certo, questa stagione non è completamente da buttare: ho apprezzato i due episodi di approfondimento sul Governor, che ci ha mostrato il suo lato più umano e psicopatologico, e il gioiello dei gioielli: l'intensissima e splendida puntata su Carol! Quella puntata è l'emblema del potenziale di The Walking Dead: mettere persone normali di fronte a scelte difficili, soluzioni che si preferirebbe non vedere, opzioni che ci cambieranno per sempre, irrimediabilmente. Scelte che, a volte, devono essere tempestive, per garantire la sopravvivenza del gruppo, anche a discapito del singolo. Peccato che abbiano mandato tutto in vacca con le puntate successive per culminare con un season-finale assolutamente da dimenticare e che lascia presagire una quinta stagione da brividi (di nausea!)

In conclusione...
a The Walking Dead il potenziale non manca: parte da un fumetto particolarmente ben fatto e da un'idea fresca che è riuscita ad attirare il pubblico più vasto (anche gente come me che non ama gli zombie), puntando sui personaggi umani e usando gli zombie come riempitivo e contorno suggestivo. Un prodotto che ha sfornato puntate dense di pathos, di contraddizioni e dilemmi morali, esteticamente splendide come il pilot (che è in assoluto uno dei migliori che io abbia mai visto), una lotta per la sopravvivenza che ha distrutto alcuni, e ha redento altri, dimostrando che nella realtà non esiste mai il bianco o nero, ma si parla sempre per sfumature di grigi. Purtroppo però questo potenziale esce fuori solo a tratti ed il pubblico è costretto ad accontentarsi di queste sempre più rare scintille per poi sciropparsi puntate e puntate di noia nel migliore dei casi, di livide incazzature nel peggiore.
Spero di sbagliare, ma, se continuiamo di questo passo, anche i fan più accaniti si stuferanno di una serie che fa dell'altalena il suo più grande ed insolubile difetto.

Duille
Sono stata brava, non ho inserito neanche una foto del mio amatissimo Daryl! ;) 

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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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