domenica 14 dicembre 2014

Fiera dell'artigianato: istruzioni per l'uso

Milano a Natale è sinonimo di una cosa sola: FIERA DELL'ARTIGIANATO. Tutti i milanesi non sentono odor di Natale finché la città non inizia ad essere tappezzata dai rossi manifesti che avvisano dell'arrivo del mondo in una stanza. E la fiera non ha bisogno di squilli di trombe per annunciarsi: bastano poche semplici parole che indichino dove e quando, come le migliori rock star del momento. La fiera dell'artigianato è il James Bond delle festività, l'Indiana Jones del Natale milanese, il Michael Jackson dicembrino. La sua fama la precede. Un giro del mondo concentrato in 10 padiglioni giganteschi da girare tutti con il fiato sospeso e con la bocca spalancata dalla sorpresa. Un luna park di colori, odori, sapori, una festa per i sensi e un dissanguamento per il portafogli. I neofiti potranno pensare che si tratti di una deliziosa passeggiatina tra anfore, formaggini e abiti variopinti, ma in realtà si tratta di una vera e propria avventura, un giro del mondo in 8 ore che esige preparazione, allenamento e organizzazione! Non si può certo pensare di uscire con Indie e non portarsi dietro corda, padellino e sciabola! 
E siccome io sono una veterana della fiera, vi propongo una pratica guida per sopravvivere al mostro multicolore ed uscirne con un ricordo felice e non troppo traumatico! 

 1- Costumi di scena

Innanzitutto l'abbigliamento è essenziale. Lasciate perdere abitini carini e scarpette all'ultima moda: alla fiera dell'artigianato le parole d'ordine sono COMODITA' e CIPOLLA! Vestirsi a strati è fondamentale, soprattutto perché si passa dai soliti -2 gradi milanesi ai 180° di media interni. Non è un caso che le persone si agglutinino negli ingressi pelandosi come patate pronte alla bollitura: la fiera ha temperature tropicali, rese ancora più sahariane dalle mandrie umane che pascolano tra le bancarelle, in corridoi strettissimi. Va da sé che l'attrito da sfregamenti e i classici 36° corporei emanati da ogni essere umano che vaga ramingo per le viuzze innalzano le temperature a livelli di fissione nucleare. In poche parole, girare per la fiera è come fare un giretto su Mercurio. Quindi urge un abbigliamento consono all'esplorazione planetaria. Il mio consiglio? La mattina, quando decidete cosa mettervi per la giornata in fiera, pescate un capo per ogni stagione: t-shirt direttamente riesumata dall'estate, maglioncino di cotone pesante per primavera e autunno e il piumino superleggero ma caldissimo che tenete per le rare gite invernali in montagna, quando fa così freddo che anche lo yeti preferisce restare a casa a bersi una cioccolata mentre voi, poveri sfigati, vi ritrovate a fingere di saper andare sugli sci anche se non avete la minima idea di come si chiamino le aste a cui affiderete la vostra incolumità fisica. Per tutti i forestieri: a Milano d'inverno fa maledettamente freddo e durante la fiera di solito il cielo ci concede gelate da record, roba che, se non sbatti spesso gli occhi, ti si congela anche l'umor vitreo! Quindi vestirsi a cipolla è l'unica possibilità di sopravvivenza se volete circolare nella fiera dell'artigianato senza morire di disidratazione e di congelamento. Contemporaneamente. 
 2- Provviste    

Alla fiera dell'artigianato il cibo non manca e verrete tentati da ogni ben di Dio mai concepito nel mondo (letteralmente). A parte gli assaggini gratuiti, ci saranno una miriade di ristorantini pieni di leccornie fantastiche che vi faranno seriamente pensare di affittare uno stomaco extra per contenere tutto ciò che le vostre papille vi indicheranno con abbondanza di salivazione. Ma attenzione: alla fiera il mondo è alla portata di mano, ma spesso non di portafogli. Non dico che non ci si possa concedere un piatto caldo in uno dei trilioni di ristoranti mondiali, ma la media è di circa 10 € a libagione, il che può diventare un problema se la vostra idea è farvi la scorpacciata della vostra vita E acquistare il proverbiale regalino per mammà. Una soluzione a questo problema scovata dai milanesi squattrinatissimi come me è la seguente: portate da casa tutto ciò che vi serve per sopravvivere alla visita e attingete al portafogli solo per togliervi l'eventuale sfizio. Di solito il mio arsenale personale comprende: bottiglietta d'acqua (una per partecipante), focaccina/paninetto (da addentare in caso di calo di zuccheri mattutino) e dolcino da secondo calo di zuccheri pomeridiano, quando le gambe iniziano a protestare per il kilometraggio raggiunto. Se avrete questi accorgimenti, non vi troverete ad essere invasi da attacchi di fame alla zombie, che vi porteranno a fiondarvi su qualsiasi cosa odori vagamente di cibo e potrete valutare tranquillamente, in partnership con lo stomaco, cosa degustare (degustare, non divorare!). Il tutto senza dover poi lanciarvi in qualche supermercato e comprare due biscotti in sottocosto da spacciare per prelibatezze libanesi ai vostri congiunti.

 3- La Mappa 
   
Quando arriverete alla fiera, la prima cosa che vedrete saranno cartelloni giganti, gente che si muove in ogni direzione peggio che in un aeroporto nell'ora di punta e luci sfavillanti che promettono le sette meraviglie del mondo in un clic. Ma, prima di lasciarvi catturare dal vortice ciocconesquickoso di odori, suoni e luci, fate subito una virata alla vostra destra. Lì troverete la vostra unica alleata in questa avventura tra giungle, deserti e spezie: la mappettina che gli organizzatori della fiera stampano a frotta. Credo che ogni Natale facciano fuori un ettaro di foresta solo per stampare quei foglietti di carta. Ma non aspettatevi di aver risolto i vostri problemi una volta agguantata la vostra copia di cartina: lungi dall'essere una stella polare che vi guiderà nel magico mondo della fiera, la mappa è più un vademecum dei padiglioni, un Virgilio sfigato a cui, vostro malgrado, affiderete il vostro orientamento. Una sorta di bigino made in Taiwan, giusto per non perdervi troppo quando, desiderosi di andare in Francia, vi ritroverete inspiegabilmente in Ecuador. Purtroppo le vie della fiera sono senza nome, quindi perdervi sarà più semplice che centrare la bocca con il cucchiaio. E tecnicamente c'è un ordine della disposizione degli stand, ma inspiegabilmente, sembreranno perderli non appena vi ci troverete in mezzo. I paesi del mondo si rimescoleranno come carte della briscola e vi ritroverete a chiedervi se non sia il caso di fare una ripassatina di geografia, perché non è proprio possibile che, mentre state camminando allegramente per le vie della Spagna, vi ritroviate a cacciar bufali con i cowboys americani. La mappa vi permetterà se non altro di capire cosa vi aspetta andando a sinistra o a destra e, in questi casi, è confortante almeno sapere di non andare completamente allo sbando. Quindi prendete la mappa, anche se è inutile. Le vostre gambe ringrazieranno

 4- Il giorno della spedizione    


Ultimo punto fondamentale, oggetto di dibattito e di discussioni infinite è sempre il solito: quando andare alla fiera? Dato che è un'attrazione ormai riconosciuta e consolidata e dato che Milano è una città bella grande, vi lascio immaginare cosa significhi andarci. Una città di circa 1 milione di abitanti si riversa ad imbuto in una piccola fiera già strapiena di stand di ogni tipo. Il risultato? Il delirio. Parliamo davvero di fiumi di gente, stormi di persone che si accalcano per le microscopiche viette di tessuto, orde di milanesi imbruttiti che si concentrano come sugo di pomodoro nei padiglioni fino a farli scoppiare. Mandrie di esseri umani che entrano entusiasti ma che, dopo un paio di ore, sono presi dall'ira da calca, peggiorato anche dal caldo torrido della fiera. Il risultato è una polveriera ambulante, un ammasso di acido lattico distribuito, un odore di rissa ad ogni angolo. Questo porta molti a desistere dalla spedizione. Chi invece alla fiera non vuole proprio rinunciare, si ritrova a fare calcoli complicatissimi, analizzando date, piani astrali e allineamento dei pianeti, arrivando sempre alla stessa conclusione: andare alla fiera in settimana. Per l'amore del Cielo, non andate nel weekend! Non ne uscireste vivi! Vi trovereste in una scena simile a quella di un film post apocalittico, durante un terremoto che separa le placche mentre i vulcani eruttano l'eruttabile, il mare decide di trasformarsi in un'unica onda di dimensioni bibliche e il panico imperversa in città. Andate in settimana, fidatevi. Giorni papabili per eccellenza: dal lunedì al giovedì, con una forte probabilità sul martedì. E sapete perché? Semplicemente perché il resto del mondo in settimana lavora! Quindi il mio consiglio è di maturare i giorni di ferie proprio in quel periodo, non ve ne pentirete. Non solo i corridoi saranno più accessibili e la gente più affabile, ma potrete accedere ai famosi e ghiottissimi assaggi gratuiti senza dover staccare un braccio a morsi ai concorrenti. Insomma, sarete meno branco di iene affamate che non mangiano da mesi e più Mary Poppins che si gode la passeggiatina nel suo dipinto in compagnia di Bert! La qualità della vita ne gioverà! 

In conclusione, la fiera dell'artigianato è sicuramente un'esperienza da fare, ma non va presa sotto gamba. Urge disciplina, organizzazione, esercizio e tanta voglia di avventura. Ma una volta vista, non ne potrete più fare a meno. Almeno fino a quando vi reggeranno le gambe.

Duille

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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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