sabato 27 giugno 2015

Telefilm addicted #7: Il sentire all'unisono di Sense8

Molto spesso ci approcciamo alle cose con una punta di scetticismo, con un sopracciglio alzato e la bocca a bocciolo (o, se vogliamo essere onesti, a culo di gallina), pronti ad avere la conferma della nostra diffidenza. Generalmente chiamiamo questo atteggiamento pregiudizio. Una vera e propria parolaccia, un segno di chiusura mentale che non ci fa onore nel migliore dei casi o, nel peggiore, causa la riprovazione generale sotto l'egida della frase totemica "ma se non hai mai provato come fai a sapere che non ti piace?". Ma il pregiudizio non è sempre una parola da ku klux klan e, se sfruttata a dovere, può dare soddisfazioni da leccarsi i baffi. 
Lasciate che mi spieghi meglio, indossando il mio camice da scienziata dell'assurdo. In natura esistono diverse forze che si oppongono come su una bilancia: il caldo e il freddo, il peso e la gravità, l'amore e l'odio, il polline e l'allergia. Tra questi possiamo aggiungere anche il pregiudizio e la curiosità. Il modo in cui questo yin e questo yang influiscono nelle nostre decisioni dipende totalmente dal diverso peso che avranno sulla nostra bilancia personale, un po' come nel celebre mito egizio della pesata del cuore. Quanto è pesante il cuore rispetto alla piuma? Se è troppo pesante verremo mangiati dai coccodrilli del rifiuto (che io, per fare la simpatica, ho ribattezzato i coccodrilli del "no grazie") e finiremo col rinunciare a ciò che abbiamo già marchiato a fuoco con la lettera scarlatta della nostra riprovazione. Se è troppo leggero, finiremo inevitabilmente con il fagocitare qualsiasi cosa ci passi sotto il naso senza neanche riflettere se ci piaccia o meno. Passeremo da critici gastronomici alla Anton Ego di Ratatouille a mangiatori compulsivi di hot dogs alle sagre di paese. E neanche questo è sano. Ma per fortuna qualche saggio filosofo latino di non meglio precisata origine ci ha ricordato che in medio stat virtus, che esiste la dorata via di mezzo insomma, la strada di campagna che non è liscia come un vialetto asfaltato ma non è nemmeno il letto prosciugato di un torrente improvvisatosi sentiero. Tutto questo discorso infinito per dirvi che il pregiudizio, se non schiaccia la curiosità, può diventare uno strumento prezioso per darci uno dei regali che, a mio avviso, rende la vita degna di essere vissuta: LA MERAVIGLIA. Recentemente ho potuto testare in prima persona questa emozione che induce dipendenza con, neanche a dirlo, una serie tv. 

Il titolo del telefilm, Sense8, sembrava aver già decretato la morte del mio interesse come una poiana seccata dal cecchino di turno e la trama non prometteva niente di meglio: 8 sconosciuti si ritrovano improvvisamente legati mentalmente tra loro e costretti a vedersela, oltre che con una evidente violazione della loro privacy, anche con un losco figuro dall'emblematico quanto scontatissimo nome (Mr. Whispers) che ha intenzione di acciuffarli per fare chissà quali malsani esperimenti su di loro. O forse solo per ucciderli, in base alla direzione presa dalla serie, che poteva optare per l'esplorazione del tema nazi-razzistico-evangelico, del tipo "sono aberrazioni della natura, bruciamoli in massa", oppure per l'opzione nazi-frankesteiniana del tipo "vediamo cosa hanno nel cervello e se possiamo trasformarli in macchine da guerra come i coleotteri radiocomandati". In ogni caso si trattava di una serie sci-fi che prometteva di essere abbastanza noiosa, piena di inseguimenti e complicati intrecci per far sfruttare il potere del file sharing mentale dei personaggi. Nonostante questo inizio molto poco promettente (non sono una grandissima fan del genere sci-fi tradizionale), la curiosità ha fatto capolino sotto la coperta del pregiudizio e mi ha suggerito di dargli una chances. Ed è stato così, signori, che la chimica ha fatto il suo lavoro! La soluzione curiosità al 20% e pregiudizio all'80% ha fatto reazione, creando una vaporosa meraviglia che mi ha incollata allo schermo fino alla fine della prima stagione. Senza quella curiosità mi sarei persa una piccola perla e senza il pregiudizio forse non me la sarei goduta così tanto. Perché sense8 non è una semplice serie sci-fi, ma una riflessione sulla vita, un pensiero sulla solitudine, un discorso sull'amore e sul legame tra gli uomini. Sense8 parla di anime che si incontrano, che s'insinuano l'una nell'altra come le onde del mare, che si raccontano e si osservano, amandosi profondamente proprio perché non sono più un io, ma un noi. 
E' lo sradicamento supremo dell'egocentrismo radicale dell'essere umano, lo scardinamento di quel pronome singolare che ci rende ciechi ed egoisti, anche quando non vogliamo esserlo. I creatori della serie, che guarda caso sono anche gli ideatori di Matrix, hanno posto una semplice domanda: "Cosa succederebbe se tutto fosse collegato?". E' questo il fulcro, il cuore di questa serie: essere toccati al punto di SENTIRE all'unisono, senza bisogno di comprendere, perché di fronte al sentire comune non c'è bisogno di altro. Sradicati, appunto, dalla propria individualità, i personaggi di Sense8 si ritrovano a vivere nella loro vita e nelle vite degli altri, a soffrire con i membri della loro cerchia, ad aiutarsi a vicenda ignorando le differenze, abbandonando i giudizi morali, diventando di fatto una cosa sola. Credo che la serie volesse proprio sottolineare questa sospensione del giudizio, o meglio, l'inutilità del giudizio di fronte al sentire, perché quando si prova insieme, quando si patisce con, non c'è bisogno di riflettere,di sforzarsi di capire, non si deve passare per i complicati grovigli della razionalità poiché basta affidarsi alle emozioni, un fenomeno tanto primitivo quanto naturale, armonico, proprio come la vita degli alberi che popolano una foresta. In effetti gli sforzi che compiamo giornalmente per comprendere gli altri si avvalgono della razionalità proprio per cercare di accorciare quella distanza incolmabile che ci separa dall'altro e dalla sua comprensione. L'essere umano, destinato ad una irrimediabile solitudine, in sense8 colma il divario, riuscendo ad entrare effettivamente nella mente del suo compagno, finalmente libero dall'impossibilità di capire. Questa peculiarità è sottolineata dalla scelta dei personaggi, diversissimi tra loro per estrazione sociale, culturale, per genere e interessi sessuali, per lavoro e provenienza: 
Will, poliziotto di Chicago, Nomi, blogger transgender di San Francisco, Kala, chimica indiana in procinto di sposarsi, Wolfgang, criminale berlinese affiliato ad mafia locale, Lito, attore messicano che fatica a rivelare la sua omosessualità, Riley,  dj islandese che vive a Londra, Capheus, autista di Nairobi dall'incrollabile ottimismo e Sun, donna di affari coreana. Mondi diversi ma uniti dallo stesso sentire. E all'interno di questa scoperta reciproca, si dipanano le storie delle individualità di Sense8, in cui si affrontano i più svariati temi sociali: il sessismo delle società occidentali, incarnato dalla figura di Sun, la brillante donna di affari continuamente ridicolizzata dal sistema maschilista imposto dalla sua società e sostenuto dalla sua famiglia; il tema del razzismo di genere e sessuale, rappresentato in modo toccante dai personaggi di Nomi e Lito, due perfetti opposti di un pendolo che oscilla continuamente, la prima fiera combattente per i suoi diritti, il secondo che cerca di tenere in equilibrio due vite separate pur di non rinunciare alla sua felicità; il tema della violenza e della povertà in una città come Nairobi e della forza d'animo che persone come Capheus, poverissime e costrette ad una vita con la pistola puntata alla testa, sostengono con forza, rifiutandosi di soccombere all'orrore di una società corrotta e alla certezza di un futuro di indigenza; il passato che schiaccia il presente, come accade a Riley o a Wolfgang. Ciascuno vivrà la sua vita e quella dei suoi fratelli aiutandosi a vicenda, soffrendo insieme, ridendo insieme, pensando insieme, diventando figure iconiche di un mondo che cade a pezzi e che trova in loro una fonte di speranza. 
Persone comuni, così diverse che, senza quel legame, probabilmente non si sarebbero mai comprese, né avrebbero mai tentato di farlo ma che adesso si ritrovano immersi nel naturale equilibrio di una mente collettiva, in cui si sente tutto e si capisce tutto dell'altro per la prima volta in assoluto. Tutte queste tematiche, con il loro potente carico emotivo, sono accompagnate da colonne sonore di toccante bellezza, che lungi dall'essere sottofondo della serie, diventano il nono personaggio della cerchia, mischiandosi con i suoi protagonisti, accompagnandoli nel loro sentire, nel loro dolore, nel loro amore, nella meraviglia che li accompagnerà per tutta la prima stagione e nella lotta con i loro fantasmi quotidiani, veri o presunti che siano. I personaggi sono studiati al dettaglio, mai banalizzati o incastrati nel loro ruolo (il che significa che non troveremo uomini gay isterici nè transgender drag queen a tutti i costi, così come non vedremo un gangster alla Rambo come in uno spaghetti western). Vi è una tridimensionalità totale, in cui ciascuno può trovare un'identità completa senza snaturarsi mai. Il particolare è solo uno dei tanti dettagli di un puzzle a più voci che ci fa identificare anche nel personaggio a noi più lontano. In questa cornice i dialoghi diventano elemento fondamentale, capace approfondire la psicologia e la storia dei personaggi in modo naturale, grazie ai numerosi incontri tra i membri della cerchia, e lasciando la dimensione dell'azione,compreso il misterioso Mr. Whispers, in sottofondo, come ad indicare chiaramente la via che si intende intraprendere. Un gioiello visivo, acustico e di contenuto insomma. E questo è solo un assaggio di quanto aspetta coloro che si avventureranno in questo mondo nel mondo, che abbraccia l'intero pianeta in un connubio di anime in cui ognuno è protagonista della propria esistenza e parte delle vite di altri. Oltre il singolare, perdendosi nel plurale, si scopre la vera naturalezza dell'esistere, la superficialità del giudizio, inutile creatura del mostro egocentrico che solo il sentire comune può annullare. Come dice Jonas nell'episodio 10 "osserva gli uccelli o i pesci muoversi come se fossero una cosa sola, e capirai da dove veniamo. Chiediti come facciano i pioppi a sentire il dolore a chilometri di distanza o come facciano i funghi a sapere di cosa ha bisogno la foresta e comincerai a capire cosa siamo". Ecco cos'è Sense8. La vita, oltre il singolare. 

Duille


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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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