domenica 6 settembre 2015

Anche i girini possono battere le serpi

A molte persone piacciono i film horror per lo stato di tensione che producono e i brividini lungo la schiena che fanno battere i denti e la colonna vertebrale. E' divertente tenere la faccia nascosta sotto le coperte da cui, ogni tanto, far affacciare un occhio coraggioso per valutare la situazione, occhio che di solito si rivela poi non tanto coraggioso quando si ritira precipitosamente nell'orbita chiusa di fronte al primo rumore sospetto della pellicola.
I film dell'horror ci hanno abituato a prendere confidenza con la paura di un certo tipo, quella di creature dai visi sfregiati, di uomini indossanti maschere comprate di corsa al discount sotto casa, di bambini troppo pallidi e apparentemente ignari della rivoluzionaria invenzione degli elastici per capelli, di presenze invisibili con il pallino dell'arredamento. Si tratta sempre di entità misteriose, sconosciute, a volte addirittura invisibili. Di fatto sembra che questi film siano stati scritti da mamme apprensive che ricordano di non dare mai confidenza agli sconosciuti, soprattutto se hanno un coltello grande quanto un vaso Ming nelle mani. Nessuno ha mai pensato però di aggiungere a questa carrellata di simpatici personaggi dal dubbio gusto per l'abbigliamento il re dei cattivi, peggio di Sauron in persona: il Rimugiserpe. Creaturina deliziosa, il Rimugiserpe, davvero. Un perfetto villain alla Batman, che racchiude l'eleganza di Pinguino, l'arguzia dello Spaventapasseri, l'ironia dell'enigmista e la genuina cattiveria del Joker. La quintessenza del male inguantata in un abito da Lord inglese. Anche Samara tornerebbe nel suo pozzo umido a farsi venire i reumatismi pur di non dove fare una conversazione con il Rimugiserpe.  Ma chi è il Rimugiserpe? E' quella vocina nella testa che vi scoraggia sempre quando avete in mente un progetto, che vi fa sentire piccoli come una biglia rotta in un oceano di sabbia, che vi ripete sempre di non farvi grandi speranze, perché non avete niente di speciale da dare al mondo. In una parola: è quel malefico ronzio di sottofondo che è il Rimuginio. Tutti rimuginiamo, anche se noi ansiosi sociali siamo dei campioni. Che volete farci, c'è chi sceglie di diventare un genio degli scacchi e chi si impegna in una sistematica autodistruzione rimuginante. Noi ansiosi sociali rimuginiamo quando andiamo a fare la spesa, quando ci alziamo dal letto, prima di addormentarci, quando camminiamo per strada, addirittura mentre parliamo con qualcuno.


Ve l'ho detto, siamo dei campioni. Cintura nera di rimuginio, pesi massimi dell'insicurezza, maledettamente bravi a metterci tronchi d'albero tra le ruote. I nostri sono Rimugiserpe di prima qualità, forgiati dal fuoco di mille battaglie. Il problema del Rimugiserpe, del nostro come del vostro, è però uno solo: non riflette nessuno dei modelli del film dell'orrore. Non è brutto, non è deturpato, né palesemente malefico e anche il suo gusto per il vestire non è evidentemente orrido. Non è uno che aggredisce con mazze da hockey, con coltelli rubati a Sandokan o con fantasiose mani uncinate che hanno rubato il copyright a Wolverine. Il superpotere del Rimugiserpe è l'ambiguità, la sua strisciante cattiveria, la sua serpentesca lingua biforcuta. All'apparenza è la classica figura del mentore, saggio vecchio aristocratico inglese pronto ad elargire consigli mentre sorseggia pensieroso un bicchiere di buon cognac invecchiato. Si presenta proprio quando se ne ha bisogno, come Batman con il batsegnale, come la fata turchina al pianto disperato di Cenerentola, come il prode John Keating all'urlo "O capitano, mio capitano". Suvvia, chi non vorrebbe un John Keating pronto a tenderci la mano nel momento in cui se ne ha più bisogno? O un barbuto John Mcguire deciso ad aggiustarci a tutti i costi? Insomma, chi non vorrebbe un Robin Williams che, paternamente, guidi nel buio aiutando a schivare sassi, buche e qualche cacca di cane? Il Rimugiserpe è tutto questo: una figura che ispira fiducia, che sembra conoscerci meglio di noi stessi, che sa trovare la parola giusta per catturare la nostra simpatia, che non ci biasima ma ci comprende profondamente, genuinamente interessato alla nostra felicità. Qualcuno a cui regaleremmo volentieri un rene, se ce lo chiedesse. Ci fa sentire al sicuro, con quel suo fare da intellettuale vecchia scuola e lo sguardo comprensivo da mamma oca, al punto che alla fine, non possiamo fare a meno di affidarci a lui, ai suoi modi eleganti, al suo sguardo che ricorda tanto il nostro professore preferito e finiamo col pendere dalle sue labbra come un babbuino alla ruota pneumatica dello zoo. In fondo, cosa abbiamo da perdere?
Lui sembra avere tutte le risposte che ci mancano e noi siamo pieni di domande che continuano a cadere nel vuoto come la tabellina del nove. Finalmente qualcuno sembra pronto a raccoglierle, queste domande, e questo qualcuno è il Rimugiserpe. Ma, come ci insegna Cluedo, l'assassino è sempre il maggiordomo ed il Rimugiserpe non fa eccezione. Dietro a quell'attitudine da nobiluomo ottocentesco, si cela in realtà un lupo travestito da agnello,un Grima Vermilinguo in abiti britannici e occhialetti di corno. Credendo di chiamare Batman, in realtà stiamo nominando per tre volte Beetlejuice. Con la scusa di aiutarci, il Rimugiserpe si attorciglia intorno al nostro collo come una sciarpa e ci sussurra parole velenose all'orecchio camuffandole da nuvolette di zucchero filato. In effetti sta tutta qui l'eccezionale cattiveria del Rimugiserpe: l'arte dell'oratoria. Il maledetto non userà parole come "stupido", "inetto", "povero scemo" (a quello ci pensa già il procione), ma argomenterà, con proprietà di linguaggio, esempi e dimostrazioni, la tesi secondo cui, in effetti, degli inetti incapaci di qualsivoglia cosa lo siamo davvero. Con modi gentili ci darà l'impressione di toglierci i famosi prosciutti dagli occhi mostrandoci la realtà della nostra non poi così brillante situazione, rivelandoci che quello che noi consideravamo talento era in realtà semplice apprendimento scolastico, che la nostra evidente bellezza in realtà è solo un cumulo di bei dettagli che nell'insieme producono un quadro di Picasso, che la nostra socievolezza è però priva di contenuto. Argomenta, il disgraziato, e lo fa maledettamente bene, lasciando a noi l'ingrato compito di mettere la lapide alla nostra tomba identitaria: "qui giace il Nulla. Ha vissuto nel nulla ed è morto nel nulla. Prego, non lasciate fiori, che sono allergico". La gentilezza del Rimugiserpe è in realtà accondiscendenza, la tenerezza che ci mostra è spietata pietà, la comprensione, altezzosità velata. Ci intorta per bene, il nostro serpentesco amico, facendoci ingoiare palline di piombo ricoperte di codette di zucchero. E' più simile alla madre del Sesto senso che avvelenava la figliastra mettendole il veleno nella minestra, che non ad un terribile Scream dalla faccia alla Munch.
Il Rimugiserpe ci avvelena quindi, usando le parole come un nettare catramoso, ci dissuade dal prendere decisioni avventate, dal rischiare troppo, ma a volte anche dal giocare sul sicuro, con la scusa di non farci fare una inevitabile brutta figura, di non abbattere il nostro ego o semplicemente per evitarci inutili sofferenze coprendoci di ridicolo. Così facendo ci riduce all'immobilismo, smontandoci pezzo per pezzo come un vecchio puzzle impressionista. Alla fine ci rende così insicuri da lasciarci sparpagliati sul tavolo, intenti a raccoglierci senza neanche uno straccio di libretto d'istruzioni dell'IKEA, totalmente dipendenti dalla sua parola, sempre più convinti che lui la sappia davvero più lunga di noi. E mentre noi cerchiamo di capire quando diavolo siamo diventati questa massa di pezzetti bianchi impossibili da combinare tra loro, il Rimugiserpe succhia allegramente con una cannuccia la nostra autostima, ormai ridotta ad un pesce rosso nella sua boccia. Capirete bene che ribellarsi al Rimugiserpe è difficilissimo: come riconoscere il conte Dracula nell'aspetto rassicurante del Rimugiserpe, che sembra uscito da un libro di Harry Potter? Una volta presi nella sua rete, diventerà molto ostico liberarsi dalla sua morsa da boa constrictor, perché anche quando metteremo in dubbio la sua parola, inevitabilmente finiremo con il crederci persone incapaci di accettare le critiche e ci manderemo all'angolo dietro alla lavagna con il cappello d'asino. Combattere contro questo intellettuale laureato a Cambridge è durissima e dovremo raccattare anche l'ultima squama di autostima rimasta al nostro pesce per sfidare a singolar tenzone il nostro occhialuto britannico, magari lanciandogli il molliccio pesciolino dritto in faccia. Per noi ansiosi sociali la situazione è particolarmente dura perché non possiamo contare neanche su un pesce rosso, ma su un girino malaticcio e pallido che sembra che stia per tirare le cuoia da un momento all'altro, frutto di anni di milkshakes del Rimugiserpe. Nonostante questo, non c'è da temere: come ci insegnano i film dell'horror, alla fine, miracolosamente, la brunetta urlatrice finisce sempre col salvarsi dalla mano del suo assassino soprannaturale, pronta per il sequel del film. Secondo questa filosofia, quindi, anche da un girino può nascere un pesce rosso e da lì una carpa koi, un delfino ed infine un'orca che salta recinzioni come se avesse bevuto a goccia un intero barattolo di olio cuore. Basta quella piccola creaturina asmatica per capovolgere la situazione, ma bisogna credere in lei, dobbiamo scommettere sul cavallo più sfigato, sul numero che ci sta più antipatico, sul contendente più scarso. Dobbiamo fare un atto apparentemente suicida, anche se forse suicida non lo è del tutto. Ricordiamoci che siamo nel mondo alla rovescia del Rimugiserpe, dopotutto. In fondo è proprio vero che i film insegnano: se è vero che ci si deve guardare dagli uomini con maschera e motosega (e dai maggiordomi), è altrettanto vero che da cheerleader biondine e svampite sono nate ammazzavampiri di prima qualità. E se Antman può essere un supereroe, anche il nostro girino potrà vincere la battaglia con il terribile Rimugiserpe. Un colpo di coda alla volta.

Duille


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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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