domenica 22 novembre 2015

La parte non è il tutto

Il cervello umano è capace di innumerevoli abilità: imparare ad insultare la mamma ancor prima di sapersi allacciare le scarpe, creare la vita attraverso un racconto, fantasticare, sognare, comprendere la fisica (beh, quello non tutti), cercare il senso della vita, produrre puntate di Scrubs e inventare la magia. Secondo alcuni addirittura tutto questo ben di Dio è prodotto da appena il 10% del nostro sodale spugnoso a forma di noce, sostenendo che, se cominciassimo ad usarlo per intero, potremmo praticamente diventare dei supereroi, imparando a controllare la nostra forza elettromagnetica fino a muovere gli oggetti con il pensiero e magari, chissà, riuscendo anche a bruciare calorie facendo zapping sul divano. 
Eppure, nonostante queste premesse promettenti (se non altro per gli aspiranti maghi e per le persone eternamente a dieta), esiste una parte di noi che da sola manda tutto alle ortiche (o tutto in vacca, a seconda dell'incisività che si vuole dare). No, non sto parlando dell'ignoranza, perché a quella c'è rimedio, basta un libro e un buon insegnante. Per questa particella non c'è vaccino che tenga ed essa affligge tutti, compresi gli iperattivi e quegli entusiasti a cui si vorrebbe sparare con un fucile a pallettoni. Sto parlando dell'unica particella capace di annullare il volere di intere popolazioni, capace di far aderire i posteriori sui divani fino a far loro assumere la tipica conformazione a cuscino, con tanto di bottoncino e cuciture, capace di far bastare la chiacchiera di paese o la notizia al telegiornale come unica fonte di conoscenza, in grado, insomma, di appesantire più della forza di gravità: la PIGRIZIA. Sì, il vero nemico dell'essere umano è la pigrizia, pigrizia da gatto al sole, da adolescente davanti ad un libro particolarmente lungo, da vecchietto alle prese con un videoregistratore, pigrizia da panino ai semi di accidia ripieno di inerzia, abulia e una spruzzatina di svogliatezza, giusto per dargli quel tocco in più. E non crediate che basti muovere un po' i muscoli o schiodarsi da facebook per poter scampare alla pigrizia. La pigrizia è nella nostra testa, è la scelta facilona che ci permette di semplificare il mondo fino a ridurre 5 miliardi di persone, 20 miliardi di miliardi di animali, 370.000 specie di piante e innumerevoli cose inanimate alle proporzioni di una scatola di pastelli a cera, e che ci porta a fare ragionamenti che potrebbero essere adeguati solo ad una cozza che non ha mai lasciato il suo scoglio. Un esempio? La tendenza a GENERALIZZARE, a fare di tutta l'erba un fascio. Se una volta mangiamo un calamaro e scopriamo che non ci piace, in pochi secondi siamo dei detrattori di tutti i frutti di mare. Se vediamo adolescenti che svengono di fronte a dubbi esemplari di artisti, pensiamo che l'intera generazione sia da compostaggio immediato. Se qualcuno diventa violento e bullizza il compagno di classe, ecco orde di genitori pronti a bruciare al rogo i videogiochi come nuovi esemplari del demonio. Per non parlare delle vittime preferite delle generalizzazioni: le bionde!
La generalizzazione, insieme alla tipica frase "ai nostri tempi era tutto diverso" è la vera piaga della società e braccio destro della pigrizia. Come se ogni mattina ci alzassimo e, prima di uscire di casa, indossassimo il cappotto, la sciarpa, il cappello e un bel paio di fette di prosciutto sugli occhi. All'ultima moda, s'intende. Con un cervello come il nostro, che in potenziale potrebbe addirittura farci volare usando le flatulenze corporee come spinta propulsiva, è un vero insulto limitarsi in questo modo. Perché è così difficile capire che un esemplare non rappresenta l'intera comunità? Non rispondete, la mia è una domanda retorica perché la risposta, a mio avviso, è fin troppo semplice: perché è meno faticoso e, soprattutto, è più facile. E' più facile pensare che tutti i testimoni di Geova siano degli invasati rompiscatole da prendere in giro, piuttosto che cercare di rispettarli (e fingersi devoti del grande unicorno rosa quando citofonano), è più facile credere che le persone con Sindrome di Down siano tutti angeli dagli occhi a mandorla scesi sulla terra come esempio di purezza, invece di considerarle come individui con una personalità unica e, talvolta, anche capaci di mandarti fuori dai gangheri (fidatevi, ci riescono!). Non fraintendetemi, non sto condannando la tendenza a generalizzare. Lo facciamo tutti, lo faccio anche io, è un meccanismo umano che serve a capire cose più grandi di noi, ci permette di fare una prima selezione, di scegliere velocemente, e nella maggior parte dei casi va benissimo. Il problema è che "più facile" non coincide con "vero". La parte, di fatto, non è il tutto: le mele non hanno la proteina della stitichezza, non tutti i bambini che giocano con le bambole diventeranno gay, non tutte le ciambelle riescono col buco ma non per questo pensiamo subito che le ciambelle siano dei bomboloni senza crema. 
Non tutti i critici d'arte sono Vittorio Sgarbi e non tutti i musicisti sono belli e maledetti. Santo cielo, esistono anche i cantanti folk! E, per fare un esempio molto attuale, non tutti i musulmani sono terroristi. Solo perché i sillogismi di Aristotele hanno una loro logica valida non significa che siano tutti veri. Altrimenti, seguendo questa logica, tutti i musulmani avrebbero una insana passione per farsi saltare in aria, i cattolici sarebbero tutti crociati, i preti sarebbero tutti pedofili, i gay sarebbero rappresentati solo dai partecipanti al Gay Pride e gli italiani sarebbero tutti mafiosi. E invece, per fortuna, la parte non è il tutto. Se una persona mangia frittelle di ceci non vuol dire che sia un vegetariano, così come se a qualcuno piace l'hamburger non vuol dire che il suo passatempo preferito sia guardare macellare le mucche. Allo stesso modo, se un uomo dalla carnagione scura porta la barba lunga non è necessariamente un mujaheddin. Potrebbe essere solo un hipster siciliano. E anche se fosse un hipster siciliano che si è convertito all'Islam, non significa che giri con cinture piene di tritolo o che lapidi le fanciulle che vanno in giro in minigonna. Generalizzare è semplice, è facile, ci permette di rendere immediatamente comprensibile una persona e quindi renderla meno ignota. E' utile, ve lo concedo, ma dobbiamo stare tutti molto attenti a non farlo diventare il nostro unico filtro della realtà (i famosi prosciutti sugli occhi). Non sapere andare oltre alla generalizzazione può essere molto pericoloso, soprattutto in tempi difficili come questi. Generalizzare può farci perdere occasioni di crescita, e questo di per sé è una questione che interessa solo il singolo, ma il problema è che può, in alcuni casi, produrre paura, segregazione, emarginazione, rabbia e amplificare i conflitti. E tutto questo solo per pigrizia? Tutto questo solo perché non vogliamo spremere troppo meningi potenzialmente in grado di renderci capaci di vedere la gente morta? Oppure lo facciamo per paura? Beh, secondo me non generalizzare è la chiave per non avere paura, è il modo di riappropriarci di un controllo sano su qualcosa su cui sentiamo aver perso il controllo e che ci spinge a generalizzare. Ma generalizzare ci rende stupidi, stupidi nel senso descritto da Carlo Cipolla: "Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un'altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita". E di fatto, odiare i musulmani che vivono nel nostro paese, ci porta forse qualche vantaggio, oltre alla paura, all'odio e ad un incremento della rabbia dell'emarginato che finisce col mascherarsi da guerra religiosa, indotto dalla stessa generalizzazione e stupidità? Quando generalizziamo troppo e male finiamo col diventare stupidi, oltre che arrecare danno ad altri e a noi stessi. Quindi io mi propongo di cercare di essere il meno stupida possibile e rendere onore ad un cervello che un giorno mi permetterà di liberarmi dei metalli pesanti nel corpo a suon di rutti. 
Duille



3 commenti:

  1. Ciao Duille!! Dopo un po' di tempo, eccomi ancora a commentare i tuoi splendidi post :) Ormai lo sai che adoro il tuo modo di esprimerti, e tra l'altro, detto tra noi, sto ancora sorridendo per il post delle "fettine panate" :D Questo articolo è pungente, graffiante ed ironico al punto giusto, con un po' di "retrogusto" amaro, ma solo un po', giusto quel po' che serve a far riflettere. Sono d'accordo, le generalizzazioni sono sempre dannose e tra l'altro sempre sbagliate!! Bisognerebbe imparare a capire che ogni essere umano è unico e come tale rispettarlo, ovviamente condannando fermamente e senza remore episodi di violenza, anche solo verbale. Detto ciò, mi consentirai di dire e sono sicura concorderai con me, che purtroppo alcuni modi di "pensare" che noi consideriamo irrazionali, dannosi, deleteri, in alcuni casi sono diffusi...parlo in generale... e per questo, noi che riflettiamo sulle cose dovremmo essere un "esempio", una luce che illumina il mondo...almeno provarci... come dico sempre io, anche il mare è composto da gocce e se ognuno facesse la sua parte, in bene, il mondo sarebbe davvero un posto migliore. In conclusione, generalizzare mai, bensì, anziché solo indignarsi, che è sempre una cosa giusta, per carità...dicevo,oltre a questo, fare la propria parte con i fatti, partendo dalle piccole cose, come ad esempio rispettarsi ed usare quel piccolo organo a forma di noce che abbiamo nel cranio e non lasciarlo arrugginire :D Sei grandissima!! Un bacione!!!

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    1. Ciao Fiordiluna! Ho davvero apprezzato il tuo commento, hai capito perfettamente il mio punto di vista! E sì, concordo in pieno con te: bisogna sforzarsi ogni giorno per non cadere nella facile tentazione del generalizzare. Come dicevo nel post, è una cosa che facciamo tutti e io l'ho fatto così tante volte che potrei riempirci un libro, ma ricordarmi ogni volta che devo andare oltre quel modo di ragionare è importantissimo e in tante occasioni mi ha salvata da facili pregiudizi che non mi avrebbero dato nulla se non chiusura mentale. Detto ciò, come dicevi giustamente tu (cavolo, mi hai praticamente letto nel pensiero!), i gesti estremi sono da condannare e rifiutare, perché non c'è ideologia che giustifichi la morte di tante persone. Potrei andare avanti per ore a confermare ogni tuo passaggio del commento perché è una specie di piccolo manifesto del rispetto reciproco ma rischierei di diventare prolissa! Quindi alzerò le mani al cielo, scuoterò la testa soddisfatta e griderò, in un perfetto inglese di New Orleans "Aaaameeen"! :D

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  2. TU SEI UNA GRANDE. Bellissimo post , cazzuto , mordace , intelligente , ironico. Condivido tutto, l'unica maniera di salvare il mondo è capire , rispettare ,conoscere ogni diversità esistente e scindere le brave persone da quelle meno brave . Tutto si riduce a questo poi , nel mondo ci sono persone , ognuna deve essere presa per se stessa e non per il ceto, la razza , la religione , la cultura a cui appartiene. Va presa per quello che ha dentro , nel cuore . Ci sono persone meravigliose e persone terribili ... questo è tutto.
    E ti dirò che con i testimoni di Geova ( poveri e bistrattati in tutte le vignette) io ci ho parlato ed ho ascoltato perché amo conoscere e capire le cose che non conosco , devo ammettere che possono dar fastidio in certi momenti, ma mai tanto quanto quelli di Enel energia o Sorgenia quando vengono a venderti le loro offerte. Baci dall' Orsa

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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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