domenica 3 aprile 2016

Quando arriva il giorno della laurea...

Ho sempre temuto tantissimo il giorno della laurea. Quando facevo la triennale (più o meno nel periodo in cui è stata scoperta la penicillina), il solo pensiero di ritrovarmi davanti ad una commissione a decantare le lodi della mia tesi mi faceva calare a picco la pressione e assumere le consistenze di un uovo al tegamino.
Quindi non ci pensavo, confortata dalla mastodontica mole di giorni che mi separavano da quel terribile evento. Ma il tempo ha sempre avuto l'animo burlone e mi sono ritrovata a bruciare tutti quei giorni in un lungo sospiro di sollievo, per ritrovarmi a preparare ad una laurea per cui, ovviamente, non ero assolutamente pronta! Insomma, mi ci vedete davanti ad una commissione a parlare della mia tesi? Io che, ricordiamolo, ho attacchi di tachicardia anche solo per chiamare il cameriere? No? Figuratevi io! Eppure una settimana fa ho aperto gli occhi e, in compagnia di occhiaie che avrebbero potuto comodamente contenere due piccoli contrabbassi, mi sono affacciata al fatidico giorno della laurea. La situazione di partenza era decisamente drammatica: sguardo da cucciolo di foca davanti al bastone del cacciatore, capelli che si erano improvvisati termometri dei miei livelli di ansia, postura da condannato al patibolo e, naturalmente, panico tra le truppe interiori. Insomma, sembravo un prigioniero di guerra che aveva passato due anni dentro un pozzo ed ero in piena sindrome da stress pre-traumatico. Correre ai ripari era il minimo, soprattutto visto che quella giornata sarebbe stata mio malgrado immortalata da parecchi dispositivi tecnologici. Quindi, mentre io mi occupavo dell'interno, ripetendomi mantra propositivi e tormentando una pallina antistress, mia sorella mi cazzuolava la faccia con tutto quello che trovava, fino a rendermi vagamente simile ad un essere umano (inutile pretendere di accedere all'Olimpo della bellezza, qui si trattava fondamentalmente di evitare la bancarotta risarcendo i miei amici per la rottura degli obiettivi delle loro fotocamere). Finalmente pronta, con una fetta biscottata come mio unico combustibile organico, sono salita in macchina e mi sono diretta all'università. Naturalmente, essendo un'ansiosa sociale con una fervida immaginazione, avevo passato tutta la settimana prima ad immaginare scenari apocalittici riguardanti la mia presentazione: dire qualche aberrazione gravissima che mi avrebbe radiata dall'albo prima ancora di esserci entrata, incorrere in un'amnesia specifica per l'articolazione delle parole a causa dello stress, non saper rispondere alle domande, balbettare come un cd rigato, cancellare per sbaglio il power point, inciampare nei miei piedi stile Bella Swan, insomma, fare la classica figura da cioccolataia davanti alla commissione, al mio relatore (che mi credeva già una mezza inetta) e davanti a tutto l'entourage di parentame e amici.
Quindi possiamo dire che al momento di sedermi sulla sedia ero "leggermente" nervosa, più o meno come un soldato che aveva appena messo un piede su una mina. In più, ero la prima della lista, quindi toccava a me aprire le danze, giusto per mettere un ulteriore pizzico di stress alla piscina di adrenalina in cui sguazzavo dalle sei di quel mattino. Nel momento di entrare in aula, le cose hanno preso una piega un po' inaspettata (ed è tutto dire): io e i miei nervi ci sediamo sulla seggiolina, davanti ad una decina di persone a diversi stadi di noia, sguinzaglio il pilota automatico sulle mani (ho capito già da un po' che, in situazioni come questa, il cervello non ha la più pallida idea di cosa farsene, delle mani), apro il mio power point e attacco a parlare. Immediatamente mi fermano: "Signorina, il microfono". Io guardo con occhio vacuo quell'antenna nera che spunta dal tavolo e constato che, sì, effettivamente quello è un microfono. Solo dopo un altro secondo capisco il senso di quella indicazione e mi rendo conto che è spento. Provvedo ad accenderlo, non senza problemi, come si potrà presumere dal livello intellettivo a cui ero regredita in quel momento. Comunque, riesco ad accendere il microfono, riprendo fiato, riparto, mi rifermano: "Signorina, avvicini il microfono". Qui il mio cervello ha deciso di fare un balzo di intraprendenza e proporre una frase, anche se tutt'oggi non ho capito se il suo sia stato un tentativo di outing o se si sia improvvisato cabarettista. Solo di una cosa sono certa, ovvero la sciagurata frase che è uscita dalla mia bocca: "Ah, si può spostare?" SI PUO' SPOSTARE? Ma che razza di domanda mi è venuta in mente? Già che c'ero potevo far scivolare un rivolo di bava dall'angolo della bocca e mostrare un grafico del mio encefalogramma piatto! Avrei volentieri inscenato un funerale alla mia intelligenza in quel momento, ma non avevo proprio tempo, quindi ho deciso di rimandare a dopo il lutto e la successiva vendetta contro la mia materia grigia. Lanciatami per la terza volta nella presentazione della mia tesi, riesco finalmente a portarla a termine. Mi aspettavo quasi un coro di angeli a sancire l'avvenuto miracolo! Non solo avevo concluso la presentazione, ma ero anche riuscita nell'impossibile compito di apparire sicura! E come se non bastasse, per aggiungere miracolo al miracolo, sono stata in grado di rispondere alla domanda del co-relatore senza divagare come un ramingo nelle brughiere! Se ci fosse stata un'apparizione della Madonna con dei marshmallows tra le mani non mi sarei sorpresa. E così, in meno di mezz'ora, si era conclusa la mia avventura di laurea, che mi ha visto sopravvivere a numerose gaffes, settimane di scenari scartati dal film Shining e svariati piani di fuga in Canada. Oggi, ripensando a quel giorno, mi viene in mente solo la pubblicità delle siringhe Pic e la vocina della bimba protagonista che esclamava sorpresa: "Già fatto?"
Che posso dire? Ti comprendo in pieno, sorella!
Duille

3 commenti:

  1. Ahahah...io penso farò proprio come te!!! :D già mi immagino...
    Posso chiderti cosa hai studiato? ;)

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    Risposte
    1. Ma certo che puoi chiedermelo! Ho studiato psicologia. Come vedi, la teoria secondo cui gli strizzacervelli sono tutti pazzi è decisamente vera! :D Tu cosa studi?

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    2. Io studio ingegneria ambientale...tutt'altra cosa :D

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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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