sabato 13 agosto 2016

Il paradosso del libro-pillola: la ragazza interrotta

Esistono tanti tipi di libri: esistono i libri-cuscino, ad esempio, che coccolano quando se ne ha più bisogno, o i libri-cerino, che infiammano per una notte per poi essere dimenticati in fretta. E poi ci sono i libri-rivelazione, delle sorta di visioni che ti appaiono per caso, mentre guardi un film o mentre scorri le dita lungo lo scaffale in libreria. 
Sono libri che sembrano arrivare al momento giusto e, come sassi che cadono in un lago calmo, producono movimenti concentrici sempre più grandi e inarrestabili. La ragazza interrotta, di Susanna Kaysen, per me è stato un libro-rivelazione. Parlare di questo minuscolo volumetto di appena 160 pagine non è impresa facile perché si tratta di un libro molto particolare, all'apparenza disorganizzato, confuso, fissato in un tempo passato a cui stanno già sbiadendo i contorni. Diciamo innanzitutto che La ragazza interrotta è un libro che si sottrae: si sottrae alla definizione di genere, alle valutazioni stilistiche, si sottrae addirittura al classico confronto libro/film. Ma va oltre in questo processo di sottrazione, perché rinuncia anche al concetto di tempo e spazio, di logica e di sequenzialità. Non è una testimonianza, perché non si rivolge ad un pubblico; non è una biografia, perché di fatto non racconta una vita; non è un romanzo, perché non ha una storia; non è una denuncia, perché non ha una posizione univoca. E allora che cos'è? E' una sequenza di pensieri, un tuffo nella mente di Susanna che copre i due anni, dal 1967, in cui è stata internata in un ospedale psichiatrico dopo il suo tentato suicidio. E' uno stream of consciousness dilazionato nel tempo o forse un tentativo di dare ordine là dove questo mancava. Per capire questo libro dovete immaginarlo come un vecchio album di fotografie trovato per caso in soffitta, in cui le diapositive si susseguono sospese, senza contesto, e sta a noi ricostruire una storia a partire dai dettagli dei sorrisi, dello sfondo o delle acconciature. Questo libro è quindi un'istantanea di pensieri fissata sulla carta, o forse è come guardare dal buco di una serratura. Alcuni dicono addirittura che sia come sbirciare tra le pagine di un diario segreto. Comunque lo vogliate considerare, va letto accettando di perdere tutto, ogni confine ed ogni orientamento, accogliendo il disordine, i salti temporali, l'annullamento del senso di prima e dopo, accettando che i morti resuscitino e poi muoiano per poi resuscitare di nuovo e morire un istante dopo. Questo disordine si rivela un punto di forza del libro, perché costringe a fare attenzione alle parole, e non al flusso del discorso generale, che di fatto non esiste. In questo senso La ragazza interrotta è un libro-pillola, da leggere piano, da mandar giù aspettando che faccia effetto.
Infatti si tratta di un libro che induce la riflessione per il semplice fatto che esso è costruito su domande e risposte parziali, è la ricerca di un senso che non riesce ad essere mai universale, ma che resta drammaticamente declinato al singolare, lasciandoci soli con quelle stesse domande, alla ricerca della nostra, di risposta: qual è il confine tra sanità e pazzia? Chi è folle e chi solo ribelle, anticonformista o in anticipo con i tempi? Chi lo decide? La società? Un manuale-bibbia? E comunque, cos'è la follia? E' un disagio? O è uno scudo che, come una fodera di pelle bruciata e ormai rimarginata, non possiamo più togliere? E' la porta verso l'universo parallelo o la via per la libertà? Queste sono le domande che Susanna si pone e a cui cerca di rispondere usando un linguaggio franco e onesto, per niente letterario, ma nudo, diretto, a momenti brutale, un linguaggio libero, concesso, non a caso, solo ai pazzi. E' in questo modo che si può invidiare la determinazione di un tentato suicidio o vedere una realtà troppo densa nei motivi geometrici di una mattonella. Ma soprattutto, è in questo modo che si rivela la verità ultima dell'essere umano, il vero tabù della nostra società: l'ambivalenza. E' l'ambivalenza che rende la pazzia limite e vantaggio e che trasforma l'ospedale in una prigione che protegge dal mondo e da cui non si vuole uscire, come quando ci si trova sotto una coperta troppo calda ma che sappiamo essere la nostra unica difesa contro i mostri. Uno stile semplice, quindi, introspettivo fino agli estremi, in cui non c'è spazio per la relazione e in cui il lettore è intruso accolto a braccia aperte ma a cui non è concessa alcuna spiegazione. I temi poi, sono appena abbozzati, ma si susseguono a velocità vorticose, senza mai esaurirsi, come se in ognuno di loro infilassimo un dito per saggiarne il calore, per poi fuggire via, distratti dal prossimo fotogramma. In conclusione non si può giudicare questo libro come se fosse un libro, perché non è nulla eppure è tutto, non spiega niente ma è denso come maionese: è un paradosso. E' la somma di migliaia di parole che però non fanno una storia. E' un insieme di risposte che non esauriscono la domanda. E' un gruppo di cellule nervose che però non fanno una mente. E' il mistero della vita. E' la domanda ultima.

Duille

"La paziente è (indicare con una crocetta):
1. Impegnata in un viaggio rischioso dal quale potremo imparare molto al suo ritorno
2. Posseduta da (indicare con una crocetta):
    a) divinità
    b) Dio (vale a dire un profeta)
    c) spiriti maligni, demoni, diavoli
    d) il Diavolo
3. una strega
4. stregata (variante del 2)
5. violenta, da isolare e punire
6. malata, da isolare e curare mediante (indicare con uan crocetta):
   a) purghe e salassi
   b) ablazioni dell'utero, se ne è provvista
   c) elettroshock
   d) fasciatura stretta del corpo con lenzuola gelate
   e) Thorazine o Stelazine
7. Malata, e deve passare i prossimi sette anni a parlarne
8. Vittima dell'intolleranza sociale verso comportamenti devianti
9. Sana di mente in un mondo di pazzi
10. Impegnata in un viaggio pieno di pericoli, dal quale potrebbe non fare ritorno. "
                                                                                                              La ragazza interrotta, pp.12-13)

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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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