martedì 28 marzo 2017

Telefilm addicted #12 - Kick that ass: Sweet Vicious

In quanto adolescente del nuovo millennio (non illudetevi, sono comunque una cariatide), ho sempre avuto una certa fascinazione nei confronti di Mtv, una sorta di occhio da mamma oca che l'ha tenuta sotto il mio radar anche una volta tolto l'apparecchio e salutata la scuola dell'obbligo. Oltre ad essere stata mia compagna di avventure durante i terribili anni dei brufoli e dei compiti in classe, forgiando il mio carattere come Michelangelo modellò il marmo grazie a serie come Scrubs, ho sempre notato che Mtv ha il dono della giovinezza eterna, sa cioè rispecchiare davvero le dinamiche giovanili proponendo sempre prodotti freschi e stilisticamente leggeri senza lesinare sulle tematiche importanti, che vengono affrontate con coraggio, chiarezza ed intelligenza.
Mtv sente tutta la responsabilità di quegli occhietti brufolosi puntati addosso e sa come sfruttare questa attenzione allo scopo di renderli più consapevoli. Parlando di serie tv, negli ultimi anni Mtv ce l'ha messa proprio tutta per rinnovare il genere del teen drama, sfruttando gli stilemi tipici del genere per forgiare creaturine dai significati profondi. Non sempre ci sono riusciti, ma non si può dire che non ci abbiano provato. E se con prodotti come La vita segreta di una teenager americana o Finding Carter il tema di partenza si è un po' perso all'interno dei vari triangoli amorosi e problemi adolescenziali, altri prodotti, come Faking it, hanno saputo implementare meglio il tema di base nel tessuto della trama, mantenendo il linguaggio fresco e frizzante tipico dei ragazzi (e delle api frizzole). L'apoteosi di questo lavoro di fusione tra comedy, drama e lezione di educazione civica è arrivato con Sweet Vicious, una serie di estrema intelligenza, che potrebbe essere descritta come la versione suffragetta di Buffy, in cui, al posto dei vampiri, si da' la caccia a ragazzi malvagi del college americano frequentato dalle protagoniste. La storia è infatti interamente incentrata intorno alla figura di Jules, giovane universitaria che, dopo aver subito uno stupro da parte del fidanzato della sua migliore amica, diventa una vigilante pronta a gonfiare di botte ogni stupratore che si trova nel campus universitario, con l'aiuto della sua controparte, Ophelia. Devo forse aggiungere altro? Sì? E aggiungiamolo!
Il punto di forza di Sweet Vicious è l'equilibrio: riesce ad essere leggera e frizzante come una Sprite senza perdere mai il fuoco narrativo e senza dimenticare il presupposto da cui tutta la serie parte, che qui diventa la fibra costitutiva dell'intera narrazione. Il bilanciamento è garantito dalla improbabile coppia di protagoniste. Jules, dolce studentessa affiliata ad una confraternita femminile, incarna il lato più drammatico e brutale della serie, portandosi dietro un trauma mai elaborato che lei cerca disperatamente di lasciarsi alle spalle, senza successo. A farle da contrappeso c'è Ophelia, giovane hacker dai capelli verdi, dall'umorismo cinico e dal profilo più invidiabile che abbia mai visto (mannaggia a lei), che troverà nella causa di Jules un modo per esprimere i propri valori, che sarà determinante nel difficile processo di superamento del trauma di Jules e che sarà l'artefice di grasse, necessarie risate. Lo stesso equilibrio si trova nella capacità della serie di coniugare uno stile molto pop, estremamente colorato (quasi alla Andy Warhol), con musiche accattivanti, battute sagaci e storie d'amore e di amicizia, ad un forte realismo nella grande cura per i dettagli che domina tutta la serie e che parte da un'impeccabile scrittura della psicologia di Jules e del suo disturbo post traumatico da stress, rispettato ed epurato da ogni tentazione di sdrammatizzazione, che continua nella tendenza delle istituzioni a colpevolizzare la vittima e che finisce nella presenza, da pura comparsa, di un uomo nel gruppo di sostegno frequentato dalla nostra paladina (a ricordare che anche gli uomini subiscono stupri). 
Il secondo punto di forza della serie è la sua tridimensionalità: Sweet Vicious rifiuta i facili stereotipi e i dualismi tipici dei teen drama, smontando le apparenze come fece Buffy a suo tempo (Jules, guarda caso, è bionda) e mostrando i cliché solo allo scopo di sradicarli. Questo sradicamento riguarda anche l'universo maschile.
Una serie così marcatamente femminile  e con tematiche così importanti rischiava infatti di appiattire il maschile alla sola posizione della violenza, ma Sweet Vicious, ve l'ho già detto, è una serie intelligente, e accanto agli stupratori da gonfiare di botte fino a trasformarli in pesci palla, propone dei modelli maschili positivi a cui ispirarsi e di cui innamorarsi, uomini che rispettano, che sanno prendersi cura e che sono sensibili ed idealisti, tanto quanto le donne. Sweet Vicious è quindi anche una serie che parla di alternative, onnicomprensiva, evitando il pericoloso crinale della misandria (che, per chi non lo sapesse, è l'avversione verso i maschi - grazie Wikipedia-). Solo gli stupratori resteranno bidimensionali, veri villains verso cui non avere alcuna pietà,  una scelta consapevole e comprensibile se si considera l'obiettivo finale della serie: dare legittimità e credibilità alle vittime, troppo spesso oggetto di svalutazione da parte di tutti.
Dite che si nota troppo che Ophelia è il mio personaggio preferito?
Infine, Sweet Vicious è una serie che punta ad educare: mette in guardia le giovani ragazze mostrando, attraverso degli esempi, le situazioni di pericolo (una bibita offerta ed in cui fanno cadere una pasticca, un passaggio in auto, un'ubriacatura troppo pesante vissuta in solitaria) e mostra tutto il dramma emotivo a cui segue un trauma così grave, in un angosciante pout-pourri di senso di solitudine, vergogna, paura e tendenza al silenzio, nella speranza che, non parlandone, il dolore semplicemente sparirà. Sweet Vicious ci mostra le conseguenze del silenzio e insegna come sia invece fondamentale appoggiarsi alle relazioni significative, dando un nuovo significato alla parola amicizia, qui espressa nella sua forma più autentica. Perché questa è anche una serie che esalta l'amicizia, quella vera. Gli amici - e soprattutto le amiche - qui aiutano nel momento del bisogno, perdonano, si scusano, sanno contenere il dolore, non abbandonano. Condividere, parlare, chiedere aiuto è la vera chiave per iniziare un processo di guarigione.
Queste sono solo alcune delle cose che troverete in Sweet Vicious, oltre a personaggi di cui vi innamorerete, attori bravissimi, situazioni esilaranti, lacrime e botte da orbi. Perché Sweet Vicious in fondo è anche una serie che esige il suo tributo di sangue e questo, da solo, soddisfa più di qualsiasi delicatessen. Questa rabbia ha lo scopo di togliere potere all'aggressore e vi assicuro, quando guarderete la serie, finirete col sentirvi potenti. E' un paradosso, se consideriamo che tratta di una delle forme di maggiore impotenza, l'abuso sessuale. Sweet Vicious schioda le vittime, reali o potenziali, dal muro e poi ci regala lo stesso martello per spaccare qualche testa. Una serie onesta che, onestamente, picchia tutti: pubblico e cattivoni. Una serie di cui avevamo davvero - ma davvero - molto bisogno.

Duille


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Eccomi! Sono una scrittrice in erba, divoratrice di libri, sognatrice professionista e ansiosa sociale multicorazzata. Ho la fissa dei ricordi, la testa fin troppo tra le nuvole, interessi disordinati, un amore impossibile per gli alberi e una passione al limite del ridicolo per le serie tv. Ah, e le presentazioni non sono proprio il mio forte. Si vede?

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